SATURAZIONI < = > Simona Menicocci

SATURAZIONI di Simona Menicocci è un libro che invecchia e migliora con gli anni, come i vini di grande struttura e corpo.
Composti tra il 2012 e il 2013, i centocinquanta testi che formavano l’opera si

sono ridotti in questa edizione (la prima a stampa, se si eccettuano alcuni testi apparsi sul volume EX.IT – Materiali fuori contesto, e corredata da un ponderoso saggio a firma di Luigi Severi) a circa cento, dunque una «cospicua espunzione e una loro dislocazione in quattro sezioni, volta a proporre un percorso di lettura che potesse dar conto tanto della pratica di scrittura originaria, con le sue intenzioni e direzioni, quanto dell’esperienza retrospettiva del testo» (come scrive l’autrice).
Ma pur evolvendo, maturando nel tempo, un lavoro come SATURAZIONI è destinato a rimanere un testo “inattuale”, fieramente allotrio, anche se lucidamente radicato nelle problematiche della storia e dell’etica, sempre valido, sempre reinterpretabile, rutilante nel suo incedere dolorosamente fratturato, ma difficilmente “accettabile”, lontano (in quanto estraneo) dall’approvazione delle correnti che determinano i perimetri delle “scritture poetiche”.
[dia•foria è orgogliosa di aver reso pubblico un testo tanto complesso e irriducibile, che prosegue perfettamente il percorso logico dell’esplorazione della parola, presupposto che ha dato origine alla collana  f l o e m a.

Le parole di Simona Menicocci intorno al suo libro sono imprescindibili per cogliere le sfaccettature che fondano tutto il progetto:

«In questo libro il lettore troverà testi difficili da maneggiare, difficoltà che vorrei non fosse intesa come una forma velleitaria e anticomunicativa postavanguardista, bensì come un’inchiesta sulla storia umana. Ogni testo, infatti, centripeta sulla pagina uno o più eventi della cronaca umana contemporanea, affrontati obliquamente; non esprime un’esperienza privata del male, ma problematizza le possibilità di costruire e organizzare, a partire dai materiali del mondo (eventi e discorsi), esperienze linguistiche e affettive che possano essere comuni. Un’inchiesta che quindi non può slegarsi da quella sul rapporto tra uomo e realtà, tra linguaggio e storia, tra scrittura e male, intesi in chiave materialistica e non certo ontologica.

Due i punti di riferimento, gli eventi storici centrali e paradigmatici attorno cui sono nati questi testi: Auschwitz e Hiroshima. Non interpretati come catastrofi eccezionali, parentesi in cui la storia si è interrotta, bensì come eventi iperrazionali e ripetibili, in continuità con lo sviluppo di una cultura fondata sul progresso tecnico-scientifico volto all’autopotenziamento costante, che, come ha brillantemente analizzato Günther Anders, ha portato l’uomo dalla condizione di soggetto della storia a quella paradossale e tragica di soggetto antiquato a causa del suo gap prometeico rispetto alle conseguenze della tecnica, del «dislivello tra il fare e l’immaginare, l’agire e il sentire». Questi assi cartesiani hanno determinato alcune scelte formali specifiche. La più rilevante è stata la soppressione dell’H etimologica in quanto grafema diacritico del verbo avere e in quanto epitome di una bomba oggi anch’essa antiquata, e la ricorrenza dei due punti e della sbarra, simboli della divisione matematica, il cui uso improprio intende mostrare come la scissione subatomica delle unità morfologiche sia in grado di generare polisemie e disseminazioni potenzialmente infinite. Il substrato filosofico di questa frammentazione è stata la dialettica negativa di Adorno, nel senso e nel modo in cui ho cercato di porre in campo i conflitti senza pacificarli, evitando la sintesi. In alcuni testi l’immediatezza della denominazione viene così interrotta, sconnessa, le parole si configurano come fermosegni, generati dalla sospensione dei momenti mediati, a favore degli stati sincronici.

Una scrittura permeata dal trauma, passato e presente, continuo e ininterrotto della storia umana, e che non voglia porsi scopi descrittivi, narrativi o rappresentativi, risulterà sempre esposta al rischio di non riuscire a darne ragione in forma comunicativa. A partire da questa consapevolezza, considero questi testi come «esercizi di estensione morale», in cui la lingua, non intesa come luogo di mimesi del reale, e pur rimanendo in caustico contatto con la realtà, si sgretola e ricompone, passando dalla dichiarazione all’oggettivazione: senza aufhebung, senza sintesi, soluzione, scioglimento, catarsi.»

 

Caratteristiche del volume:

F.to: 16 x 23
Pagg.: 136
Copertina: b/n
Confezione: brossura
Prezzo: euro 15,00
[dia•foria, 2019
Edizioni: Il Campano

Il libro può essere richiesto direttamente all’indirizzo: info@diaforia.org


Luigi Severi nel suo saggio per SATURAZIONI (“Il gesto più estremo di Antigone”), condensa nell’incipit il senso strutturale di tutta l’opera:

«Opera della consumazione ultima, opera dell’origine. Le Saturazioni di Menicocci è libro costruito di getto, ma strutturato e selezionato negli anni; senza inizio e senza fine; pervio in ogni suo luogo, eppure regolato al millimetro da una geometria complessa; crepato da vuoti, da spacchi su un corpo esausto, ma anche animato da fonemi primi, essenziali: al tempo stesso saturo e ridotto a frammenti, è opera che trae dalla meccanica della contraddizione, dal fuoco secco dell’antinomia il crisma difficile della voce.»

 

 

Simona Menicocci (1985) lavora e studia a Roma.
Libri di poesia: Il mare è pieno di pesci – La mer est pleine de poissons (Benway Series, Tielleci, 2014); Manuale di ingegneria domestica (Chapbooks, Arcipelago Edizioni, 2015); glossopetrae / tonguestones (syn, IkonaLiber, 2017).
Testi di saggistica: Per impotenza di lettura. Sulle ragioni del conflitto tra scritture nell’epoca postfordismo in Giovannetti P. – Inglese A. (a cura di), Teoria&Poesia (Biblion Edizioni, 2018); Documenti poetici. Per un’estetica pragmatista, in Triulzi S. (a cura di), Concreta 1, (Diacritica Edizioni, 2019); Politica della poesia, in Severi L. – Antonelli R. (a cura di), Poesia degli anni 2000. Atti del convegno, (in corso di pubblicazione).
Nel 2014 è stata tra i curatori della rassegna di arte e scrittura sperimentali Ex.it – Materiali fuori contesto (Albinea, RE) e ha partecipato alla rassegna Generazione y – poesia italiana ultima presso il Museo Maxxi di Roma.
Dal 2015 cura assieme a Fabio Teti un laboratorio di scritture “anomale” dal titolo prove d’ascolto.
Dal 2018, assieme ad Alessandra Greco e Roberto Cagnoli, è tra i curatori di PartesExtraPartes, rassegna di musica sperimentale, scritture e arti visive.


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