Augusto Blotto

  1. Biografia
  2. Critica
  3. Opere
  4. Bibliografia
  5. Cronologia Bibliografica
  6. Volumi inediti
  7. Collegamenti esterni

Augusto Blotto, 2009

1. Biografia

Nato a Torino nel 1933 è considerato il poeta italiano più prolifico della sua generazione e forse della storia italiana; titolare di un’opera in versi ove l’abnormità della dimensione fisica convive con una stupefacente invenzione verbale.

Il 1950 e il 1951 furono due anni di grande frenesia creativa, in cui il poeta, non ancora ventenne, produsse circa 4000 pagine e 18 volumi, dieci dei quali verranno pubblicati successivamente – con inserzioni e riscritture – a partire dal 1958 per i tipi di Schwarz, ma soprattutto per Rebellato.

Tra la fine degli anni ’40 e il 1950 il poeta esperì una notevole passione politica (trotzkista/titoista, in un’epoca in cui la cultura italiana di sinistra era zdanoviana ) che lo portò a far parte nell’estate del 1950 di una discussa delegazione italiana presso il Partito Comunista Jugoslavo, esperienza che innerva il “1950, CIVILE”, 1° volume dell’opera riconosciuta dall’autore.

Allievo prediletto del grande francesista Luigi Foscolo Benedetto all’Università di Torino, abbandona una possibile carriera accademica per nascondersi in un modesto impiego (presso una piccola fabbrica di bilance) condizione di solitudine e anonimato ritenuta irrinunciabile per una esclusiva concentrazione sull’opera immane.

Infatti, dal 1952 al 1956 si ebbe il secondo periodo di Blotto, enorme nebulosa, paragonata dall’autore al “momento Santeuil” per Proust i tre volumi “Nell’insieme, nel pacco d’aria”, che constano di 4.500 pagine complessive. Questa nebulosa a poco a poco, per lente addizioni e sottrazioni si è trasformata nell’operosità felice e produttiva della maturità, l’apogeo di un decennio che va dal 1957 al 1967. Questo terzo periodo segna anche la più accentuata presenza editoriale: uno o più volumi di cospicua mole, stampati ogni anno dal 1958 al 1968.

Gli anni ’70 e ’80 rappresentano un quarto periodo più aspro e controverso, caratterizzato da componimenti più rari e brevi. Contemporaneamente si registra una assoluta autocancellazione editoriale, mentre si nota un maggior coinvolgimento nella vita attiva: matrimonio, paternità, perdita del posto di lavoro a quarant’anni, inizio di un’autonoma attività imprenditoriale che proseguirà fino all’età di 74 anni ( trattazione di impianti per l’industria petrolifera, del gas, del cemento).

Dalla fine degli anni ottanta si approda ad un quinto periodo di ritrovata felice fecondità: “La sorpresa dell’enfin!”, non esclusa una parziale ripresa della visibilità.

2. Critica

“ […] i titoli sono già, fuori di dubbio, geniali […]”

“ […] la costanza con cui per migliaia di pagine il poeta si inventa un suo linguaggio di demenziale protervia inventiva.”

Umberto Eco: “Il costume di casa. Evidenze e misteri dell’ideologia italiana.” Bompiani, Milano, 1973

“Ad ogni passo, l’estraneità, l’alterità più assolute: si è, davvero, in un altro mondo.”

“ […] l’altro (merito, n.d.r.) è quello di bruciare in partenza la più gran parte della neoavanguardia poetica che da noi, come in Francia, tende ad una consimile insignificanza, senza tuttavia raggiungerla nella sua purezza […] Per cui questi poeti si situerebbero, in un ideale diagramma della lirica contemporanea, come involontari zoppicanti seguaci del Blotto, senza possederne in misura anche minima la coerenza, il rigore, e, presuppongo, la consapevolezza.”

Sergio Solmi : “Il poeta Blotto”, in  Paragone, XII (1970), n°252, pp. 116-121; ora in Id., Opere – La Letteratura Italiana contemporanea, vol. III tomo secondo, Adelphi, Milano, 1988

“Titolare di un’opera in versi ove l’abnormità della dimensione fisica convive con una stupefacente, inesausta, onnipervasiva invenzione verbale […]”

“ […] per questo secondo aspetto (l’aspetto della scatenata invenzione verbale, n.d.r) l’opera presenta un supplemento di originalità. Essa infatti comporta invenzione su entrambi i piani della lingua, quello del lessico e quello della sintassi che, normalmente, anche presso i grandi sperimentatori, conoscono gestioni separate.”

“ […] ebbene, non si dirà troppo dicendo che l’esperienza di Blotto si inscrive, tutta intera, oltre quel limite. Il limite che anche Rimbaud non supera e oltre il quale impone il sigillo del silenzio, è il limite stesso del discorso del Soggetto […]  Ma che cosa sta oltre quel limite? Oltre quel limite, sta non più l’essere del Soggetto né il suo discorso referenziale (che è il discorso dell’assenza e della mancanza), bensì la pienezza imprendibile e irriferibile del reale, diciamo pure del “reale della vita” ( enon della “realtà della vita”); è del “reale della vita”, del tutto indicibile e perennemente sottratto al sapere, che parla, fuori dell’ordine dei concetti e dei significati, l’opera in versi di Augusto Blotto. Qui, è la pienezza incontornabile del mondo –e, diciamolo pure, dell’a”animalità” del Soggetto che ne fa esperienza, che viene riferita attraverso una perpetua inarrestabile, mai prima avvenuta, eccedenza abnorme del senso.”

Stefano Agosti: “La lingua dell’evento” da Forme del testo, Cisalpino, Milano, 2004

“Il caso Blotto chiede un critico che non legga per unità e prelievi, ma compia l’intero tragitto, enorme, ipertrofico, mostruoso (se monstrum vale etimologicamente prodigio), un prodigio imbarazzante che il poeta ha consegnato agli scaffali di un’officina letteralmente insonne”

Giovanni Tesio: “Blotto, come va stretto il mondo al demiurgo della poesia” da La Stampa- Torino, Tuttolibri, sabato 20 marzo 2004

“L’opera poetica di Blotto può essere definita come visività (le cose «da me, tanto viste») che sfugge continuamente al suo oggetto, scavalcando i limiti di tempo e di spazio e commutando la veduta in visione […]”

“ Linguaggio che diventa a sua volta natura, artificio che rifonda la vita, infinita metamorfosi, continua scoperta –la digressione apparente, il flusso ingannatore, vale a dire della menzogna necessitante- che parte da una posizione di veduta e genera la sua autonomia, la sua magnifica erranza antidescrittiva (e anche antibiografica) tendente verso l’assoluto (o verso il tutto), dal determinato all’indeterminato, dal centro al decentrato, dal chiuso (in un certo senso) all’aperto in un asistematico sistema di mai chiusa interroganza (interrogazione ed erranza insieme), traduzione di un nomadismo metodico, se non addirittura nevrastenico e tassonomico, compulsivo […]”

Giovanni Tesio: “ I tempi di Blotto tra «l’orrida fiaba» e la sorpresa dell’«enfin! »”da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Nei termini e con la decisione con cui la questione viene posta, non si può non riconoscere l’eredità dell’invenzione verbale di Ruimbaud o sintattica di Mallarmé, dell’espressività paralizzata del Gruppo 47 (Enzensberger, Grass, Bachmann, Celan) o della sperimentazione del Gruppo 63, proteso verso un nuovo “spirito linguistico delle cose”; tuttavia si è di fronte a una parola poetica che, ricorrendo al lessico deleuziano, verrebbe da chiamare macchina celibe, non eversiva, non balbuziente, neppure comica, ma sovrana rispetto a se stessa”.

Carlo Pizzingrilli: “In altra lingua”, in L’Indice dei libri del mese, Torino, n°4, 1 aprile 2005

“Blotto appartiene naturalmente a quella tradizione dell’irregolare che, in letteratura, affonda qualche radice addirittura nello stile asiano, e siamo nella retorica antica, o, più avanti, nel manierismo. La phantasia si oppone alla mimesis. Penso qui all’irregolare come alla figura della continua tensione e torsione della lingua, a quel continuo accerchiamento del nucleo, allo scontro tra misura e dismisura…”

“Una poesia, quella di Blotto, che si vorrebbe ancorare ai luoghi e allo spazio fisico. Si apre qui una linea di tensione dialettica tra i due poli dell’appartenenza e dello spaesamento. Tutti i luoghi sembrano diventare luoghi di passaggio, stazioni o luoghi interstiziali di una vocazione all’erranza. C’è l’idea di una vertigine, di un qualcosa che non è lasciato completamente rinchiudere nella parola.”

Dario Capello: “Moto per luogo” recensione pubblicata su Hebenon, IX (2006), 6, pp. 170-172

“La scansione del testo in versi ci informa che siamo in presenza di poesia, però la lingua che scopriamo ci disorienta. E quanto segue non è da meno. Da cima a fondo, ci troviamo, parola dopo parola, su una sorta di ottovolante, sedotti dalla novità assoluta della frase e da sonorità non scontate in una non ordinaria ricchezza del vocabolario; questi versi non appaiono ascrivibili ad una riconoscibile tradizione”.

“Il lettore viene investito da una lingua poetica da interpretare e ripercorrere più che da leggere più o meno passivamente […] Deve di volta in volta misurare la distanza dalla lingua d’uso, perfino letteraria o colta, adeguarsi alle irregolarità estreme del corposo discorso inequivocabilmente impressionista, trovare il nesso tra parola e parola, emendare, o dare un senso, alle elisioni, ai vuoti, agli urti, assecondare i salti espressivi e simbolici.”

Philippe Di Meo: “Camminando: la «vivente uniformità» della «figuratività fantasiabile»” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Qualcosa di simile avviene nella poesia di Augusto Blotto, dove la prospettiva temporale scompare cancellata da un presente incessante, proteiforme, ramificato: un ventaglio in cui gli eventi accadono contemporaneamente. Per usare ancora le immagini di Borges si potrebbe dire che i sentieri del racconto sono i sentieri che Blotto percorre nei viaggi e che questi vagabondaggi diventano in poesia un unico tempo, una sola rete in cui domina una fisicità continuamente perlustrata.”

“Blotto porta alle conseguenze estreme quanto la poesia moderna ha prodotto da Baudelaire a Rimbaud, da Mallarmé a Valery, da Lorca a Guillén, non solo per la mancanza di un senso compiuto, ma in forza della polverizzazione del soggetto.”

“Le forme della veduta scompaiono per lasciar posto ad un discorrere forgiato da immagini e associazioni senza connessioni referenziali, benché il contesto fisico sia presumibilmente il medesimo. In questo senso, qui come altrove, in un punto qualsiasi del corpus poetico di Blotto, la nozione di viaggio, o qualsiasi altrio cenno tematico, scompaiono, esterno e interno si confondono per lasciar posto a una voce spesso assertiva ma programmaticamente disarticolata e frammentaria”

Marco Conti: “Il presente e lo sconfinato nella poesia di Augusto Blotto” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Augusto Blotto è stato (è) uno straordinario precursore del rinnovamento della poesia italiana fin dagli anni del dopoguerra, con lo slancio vertiginoso ed enorme di un’invenzione innumerevole di linguaggio, di ritmi, di immagini, capace di penetrare e di invadere ogni spazio del discorso poetabile, fino all’estrema tensione e alla pretesa dell’esaurire tutto il dicibile.”

“C’è da dire che Blotto reinventa la lingua poetica uscendo fuori dall’uso consueto, ma non dalla comunicazione: il discorso propone sempre le forzature dei termini e delle metafore al di là del dizionario, ma perché così più straordinariamente la situazione poetica sia rilevata in forza del suono, dello stupore assoluto, dell’ossimoro che nomina il dato reale per più forzarne a fondo l’espressione per effetto di contrasto o di inaccettabilità o di moltiplicazione.”

“L’effetto conclusivo è di un’enciclopedia poetica, unica, forse, in tutto il nostro Novecento, per la legge della moltiplicazione, che è un poco oltre la variazione. La poesia moderna teme e per lo più evita la totalità, il poema. Blotto è, invece, arrivato a questo, non per continuità di discorso o per contiguità, nella doppia dimostrazione di un inizio e una conclusione che rilevino il carattere poematico dell’opera. […] Tutta l’opera è un enorme exemplum, tuttavia insé sufficiente, perché contiene in sé la totalità del dire poetico, nel Novecento (e oltre, ben oltre).”

Giorgio Bárberi Squarotti: “Blotto o la totalità” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Blotto rifiuta comunque l’astratto, il sublime; accumulando si oppone non solo alla rarefazione ma soprattutto alla vacuità nascosta nel pieno apparente; godendo quasi quotidianamente del piacere del testo (scriverlo/leggerlo), testimonia la possibilità di concepire ancora oggi la poesia come un’esperienza totalizzante che pure è ben lungi dall’invadere territori a lei estranei, fossero la tecnica o il sostentamento.”

“E infatti la sua poesia è densa ma non pesante, lussureggiante tanto da affascinare ma non così fitta da farsi schermo e nascondere il vivere. Esalta la vita, non si sostituisce ad essa né la rappresenta snaturandola (ed infatti in tutta questa poesia le metafore scarseggiano, e addirittura […] non ci sono neologismi, a differenza di quanto scrive LA NOUVELLE REVUE FRANÇAISE). Non si identifica con il vivere, ci mancherebbe altro, ma del vivere è ora compagna, ora prodotto, ora stimolo.”

Sandro Montalto: “Augusto Blotto: «la variezza tutta movimentata del sentire»” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Tuttavia, nell’affollarsi delle immagini, possiamo isolare una sorta di distorsione della percezione: ciò avviene quando la poesia, che Blotto ha più volte definito «orfana di pensiero», sceglie per oggetto l’autore stesso o, meglio, uno dei suoi provvisori fantasmi. Tale distorsione consistendo nel repertare, dentro il gran teatro del mondo, i brandelli dell’io quasi fossero schegge o avanzi di un appassito décor, ecco dischiudersi la pagina a inattese prospettive che liberano una profonda e a tratti sconcertante testimonianza di vocazione intellettuale, in parte apparentabile a quella di Andrea Emo […]”

“In uno studio su Paolo Uccello, Luciano Berti osserva che l’artista fiorentino non adottò la perspectiva artificialis, cioè il metodo prospettico per così dire mentale di ascendenza albertiano-brunelleschiana, sibbene aderì all’ottica medievale, la perspectiva naturalis, in grado di accogliere con piena libertà casistiche più difficili, sperimentali e favolose insieme, quali errori della visione, biocularità, effetti di specchiatura. Ora, la perspectiva naturalis con cui l’autore torinese guarda al mondo scavalca, da un lato, ogni piatta suggestione naturalistica, ponendosi la scrittura come investigazione di ciò che dimora dietro il paesaggio, e organizza, dall’altro, una sintassi delle superfici costantemente variabile e aperta a imprevedibili soluzioni.”

Roberto Rossi Precerutti: “La «perspectiva naturalis» di Augusto Blotto” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“E’ evidente che il fiore dello scandalo e della fortuna dell’opera di Blotto vada ricercato nel linguaggio, disposto a ronzare immanente in ogni attimo della sua giornata, producendo forme che si aggregano, coralliformi, intorno al nucleo di una visione misticamente inesprimibile.”

“Tutte le ipotesi formulate per definire la sua poesia sembrano convergere così sull’uso di una lingua che affronta con tutte le possibilità espressive la linea d’ombra dell’indicibile, nel tentativo di trasferire l’accumulo di immagini e memorie tra le righe di uno spartito musicale struggente e malinconico, acceso dal visus, proprio di una retina che percepisce pure l’invisibile e dal risus, che soggiace alla serietà dell’assunto.”

Giovanna Ioli: “L’idioma «mistico» di Augusto Blotto” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Passando alle scelte linguistiche, è riconoscibile nel componimento una marcata propensione all’alterazione del materiale verbale (e, al tempo stesso, del reale). Un esplicito segnale in questa direzione è rappresentato dal frequente ricorso al diminutivo/vezzeggiativo e, in minor misura, all’accrescitivo. […] Neppure sorprende lo scambio di una parte del discorso (o funzione logica) con un’altra: ad esempio il vacillar menzogna, impermeabili pesanti/al prender braccio […] … occorre aggiungere l’effetto prodotto dall’accostamento di registri linguistici fra di loro contrastanti. In particolare, espressioni in vario grado ricercate […] discordano da locuzioni tipiche del parlato […]; né sfuggirà l’intrecciarsi e il contrapporsi di linguaggi provenienti da disparati settori […].”

“Nel flusso verbale di Blotto assume un’importanza primaria la dimensione cromatica. Essa appare evidente, risalendo lungo l’asse della diacronia, fin dalle prime prove. Proprio a partire dai versi di Magnanimità citati in apertura è possibile ricostruire la cassetta dei colori che l’autore, con numerosissime variazioni e aggiunzioni, utilizzerà in seguito […] “

Antonio Rossi: “«Il bianco e fosco implacabile». Appunti sulla poesia di Blotto” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

“Oggi propongo, per la parola di Blotto, l’attributo di totemica, in quanto essa è una parola assai più che evocatrice; è un vero e proprio oggetto in cui si concentrano in maniera simultanea, grazie a un vaglio misterioso, valori e peculiarità tra i più contrastanti e contraddittori. Infatti, le norme che innescano e comandano la parola di Blotto, sintatticamente torta e ritorta, comunque sempre difficile da decifrare, coincidono sorprendentemente con quelle riscontrate nella lingua di certi mistici, di Jakob Böhme, per esempio.”

Marica Larocchi: “La parola totemica. Per Augusto Blotto” da “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Alessandria, edizioni dell’Orso 2010

3. Opere

Volumi pubblicati

  • Magnanimità (1951), Milano, Schwarz 1958.
  • Il 1950, civile (La stanchezza iniziale – I), Padova, Rebellato 1959.
  • Dolcezza, bonomia (La stanchezza iniziale – II), Padova, Rebellato 1959.
  • Una via di furbizia (poesie del dicembre), Padova, Rebellato 1959.
  • Trepide di prestigio, Padova, Rebellato 1959.
  • I fogliami – la frivolezza legnosa e culturale, Padova, Rebellato 1959.
  • Autorevole e tanto disperso, Padova, Rebellato 1960.
  • Castelletti, regali, vedute, Padova, Rebellato 1960.
  • I boli (i baldi), Padova, Rebellato 1960.
  • Svenevole a intelligenza (1959), Padova, Rebellato 1961.
  • La forza grossa e varia (Dal baffo del modesto, del sorriso, l’accettato, e l’intero), Padova, Rebellato 1962.
  • Le proprie possibilità (1958), Padova, Rebellato 1962.
  • Tranquillità e presto atroce (1960-61), Padova, Rebellato 1963.
  • La popolazione (1960), Padova, Rebellato 1964.
  • Sempre lineari, sempre avventure (1961), Padova, Rebellato 1965.
  • Gentile dovere di congedare vaghi (1962), Padova, Rebellato 1966.
  • Davanti a una cosa (1963), Padova, Rebellato 1967.
  • Il clamoroso non incominciar neppure (1963-64), Padova, Rebellato 1968.
  • Con sorpresa, con stare (1982-84), prefazione di R. Rossi Precerutti, Torino, L’Angolo Manzoni 1997.
  • La vivente uniformità dell’animale, saggio introduttivo di S. Agosti, Lecce, Manni 2003.
  • Belle missioni, da una terra fisa (L’invio, adeguato, fiducioso), una lettura di M. Larocchi, disegno di A. Hollan, Verona, Anterem 2005.
  • a piene mani – 5 poesie inedite, presentazione di Stefano La Notte, Viareggio, [dia•foria 2011

Antologie

  • Po&sie, n.109, 2004, 30 ans de poésie italienne – IV Augusto Blotto
  • Augusto Blotto – A piedi, in Torino città narrata, a cura di Giovanna Ioli, Viennepierre edizioni, novembre 2005
  • LA NOUVELLE REVUE FRANÇAISE, n°583, Octobre 2007. « Poésies italiennes I – Dossier préparé et présenté et traduit par Philippe Di Meo
  • Augusto Blotto, in Poeti per Torino, a cura di Roberto Rossi Precerutti, Viennepierre edizioni, 2008.

Pubblicazioni su rivista

  • Tempo Presente, Augusto Blotto Poesie, luglio 1958
  • Questioni, c/o Ed. Lattes, Torino, Augusto Blotto Poesia, maggio 1959
  • Tèchne-nuova serie, numero 9/10/11, anno XV, 2001
  • L’immaginazione, Manni Editore, Lecce: Augusto Blotto. Poesie – numeri 223 (luglio 2006), 232 (luglio-agosto 2007), 240 (giugno-luglio 2008), 256 (luglio-agosto 2010)

4. Bibliografia

  • Emilio Jona, Un giovane poeta biellese, L’eco di Biella, 28-7-1958
  • Elio Filippo Accrocca, Notizie di poesia, La fiera letteraria, 21-6-1959
  • Giose  Rimanelli, Rebellato e la Poesia Contemporanea, Rotosei – Roma, 10-7-1959
  • Lorenzo Gigli, Diorama letterario, La gazzetta del popolo, Torino, 9-9-1959
  • Piero Chiara: “Curiosità e stranezze nella nuova poesia” da Giornale del Popolo, Lugano, 15 dicembre 1959
  • Luciano Rocca, Un esemplare della giovane poesia, Città di vita, Firenze, aprile 1960
  • Domenico Cara, Un assurdo Blotto di poesia, Il pensiero Romagnolo, Forlì, 21-5-1960
  • N.G.,Vetrina dei libri, Il secolo XIX, Genova, 24 agosto 1960
  • Enrico Falqui, Non è vero che Torino sia la “casa del sonno”, Il tempo, 1-5-1961
  • Andrea Zanzotto, I” novissimi”,Comunità Milano, maggio 1962
  • Francesco Piselli, Il poeta e le bilance, La fiera letteraria, 22-7-1962
  • Enrico Falqui, Alla scoperta dei poeti, Il tempo, 23 luglio 1962
  • Ennio Emili: “La poesia di Augusto Blotto” da Trapani Nuova, 6 agosto 1963
  • Alessandro Bonsanti: “Un poeta da scoprire”, da Il Tempo, Portolano, 1966
  • Franco Simongini, Gli editori dei giovani, Socialismo Democratico, Roma, 2-1-1966
  • Ivelise Ghione, La rima comincia a quarant’anni, L’Espresso, 10-4-1966
  • Luigi Mandelli, Poesia, L’Italia, Milano, 20-4-1966
  • N.G., Poesia di Augusto Blotto, Il secolo XIX, 30 luglio 1966
  • Domenico Cara, Istituzioni ed esperienze sul prodotto poetico, Gazzettino del Jonio, Catanzaro 27-5-1967
  • MarioVisani, Sesto grado sperimentale, L’avvenire d’Italia, Bologna, 28-10,1967
  • Michele L. Straniero: “Eppure a Torino c’è un poeta…”, da L’Avvenire, estate 1984
  • Poesia, n°126, marzo 1999, Crocetti Editore – Inediti Augusto Blotto, La felicità del compiersi; Augusto Blotto, Le relazioni tra il tutto – di Roberto Rossi Precerutti
  • Stefano Agosti: “La lingua dell’evento” da Forme del testo, Milano, Cisalpino 2004
  • Andrea Cappi, La biblioteca di Writer, La voce di Mantova, 15-1-2004
  • Andrea Cortellessa, Augusto Blotto, Un caso Torinese di abnormità, Il Manifesto, Alias, 24-1-2004
  • Giovanni Tesio: [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0004/articleid,0187_04_2004_1404_0004_1289870/ “Blotto, come va stretto il mondo al demiurgo della poesia”] da La Stampa – Torino, Tuttolibri, sabato 20 marzo 2004
  • Nicola Vacca: “Blotto, il reale della vita trasfigurato nell’invenzione della parola”, da Secolo d’Italia, 6 aprile 2004, pag.16
  • Giovanni Tesio: Pagine del Piemonte, n° 20, estate 2004 – I LUOGHI DELLA LETTERATURA “Augusto Blotto un po’ Lucifero un po’ zen” –
  • Carlo Pizzingrilli, “In altra lingua”, in L’Indice dei libri del mese, Torino, n°4, 1 aprile 2005
  • Giovanni Orelli, Paralleli e meridiani, Azione, 25 maggio 2005
  • Tiziano Salari, Augusto Blotto, La vivente uniformità dell’animale, Capoverso, n.9 2005
  • M. Larocchi, “Il cardo nel cuore” da Il tavolo di lettura, Lecce, Manni Editore 2006.
  • Guido Davico Bonino e Federico Faloppa, Catalogo degli scrittori in Piemonte, maggio 2009
  • “Il clamoroso non incominciar neppure” – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2010 (il libro monografico sul poeta comprende saggi di: Giovanni Tesio, Stefano Agosti, Philippe Di Meo, Marco Conti, Giorgio Bárberi Squarotti, Dario Capello, Anna Grazia D’Oria, Emilio Jona, Stefano La Notte, Marica Larocchi, Sandro Montalto, Antonio Rossi, Roberto Rossi Precerutti, Giovanna Ioli)

5. Cronologia Bibliografica

La cronologia ricostruisce anno per anno la composizione delle opere, indicando il numero delle pagine dattiloscritte o a stampa; eventuali inserzioni successive sono segnalate come pagine aggiunte (es. pp. 295 + 15). Le opere contrassegnate da asterisco si intendono non accettate dall’autore.

1949

* 23 novembre: Inizio di Un posticino morale*

* dicembre: Prime poesie di Sovenha vos a temps (Gli onesti)*

 1950

* 26 febbraio: Fine di Un posticino morale* – romanzo, pagg. 204

* marzo-maggio: I racconti brevi inclusi in Un po’ corpi saltuari* – pagg. 46

* maggio: Facondo giugno di leggenda* – frammento di romanzo, pagg. 20/30

* giugno-luglio: Il racconto lungo di Un po’ corpi saltuari* – pagg. 150

* luglio: Fine di Sovenha vos a temps (Gli onesti)* – pagg. 110

* luglio-agosto: Fatica di coro* – frammento di racconto, pagg. 15/20

* luglio-agosto: Prime poesie di Il 1950, civile (La stanchezza iniziale – I)

* luglio-agosto: Dolcezza, bonomia (La stanchezza iniziale – II)

* settembre-ottobre: Le tintement matinal* – poesie francesi, pagg. 15

* ottobre: La scuola* – romanzo, pagg. 300/400

* ottobre: Fine di Il 1950, civile (La stanchezza iniziale – I) – pagg. 176, Rebellato, Padova, 1959

* ottobre: Dolcezza, bonomia (La stanchezza iniziale- II) – pagg. 135, Rebellato, Padova, 1959

* novembre-dicembre: Una via di furbizia (quasi tutto)

* dicembre: Inizio di Trepide di prestigio

 1951

* gennaio: Fine di Una via di furbizia – pagg. 222, Rebellato, Padova, 1959  e di Trepide di prestigio – pagg. 70, Rebellato, Padova, 1959

* gennaio-febbraio: I fogliami – la frivolezza legnosa e culturale – pagg. 180, Rebellato, Padova, 1959

* gennaio-febbraio: I sobborghi* – prose e poesie, pagg. 100/150

* febbraio-marzo: Autorevole e tanto disperso – pagg. 155, Rebellato, Padova, 1960

* febbraio-marzo: Per affetto allo smagliante* – inizio di romanzo, pagg. 200/250

* marzo: Alcune poesie di Rigido di… e Magnanimità [Nota: il titolo originario (o il vero titolo) di Magnanimità è La magnanimità viola dei racconti. In una eventuale riedizione, ripristinarlo]

* marzo-aprile: Lo spensierato sunto – pagg. 390 + 35 di inserzioni successive

* fine aprile-10 maggio: Fine di   Rigido di… – pagg. 90 e di Magnanimità – pagg. 164, Schwarz,  Milano, 1958

* 10 maggio-inizio giugno: Il maneggio per erti, senza sugo (Altra versione: Il maneggio per nobili, senza sugo) – pagg. 295 + 15

* primi giugno-21 giugno: La sera del 21 giugno – pagg. 188 + 8

* 21 giugno-fine luglio: Castelletti, regali, vedute – pagg. 500, Rebellato, Padova, 1960

* fine luglio-20 agosto: I boli (I baldi) – pagg. 423, Rebellato, Padova, 1960

* 20 agosto-primi settembre: La forza grossa e varia – pagg. 369, Rebellato, Padova, 1962

* primi settembre-10 ottobre: La alta ruota gommata (Ho cominciato la stele di neve) – pagg. 487 + 45

* 10 ottobre-fine ottobre: Terribile transizione (incapace): I – Dal color lucernari (energiche schedine) – pagg. 105 + 5

* fine ottobre-inizio dicembre: Terribile transizione (incapace): II – Chiudersi delicato – pagg. 205 + 15

* dicembre: Prima di vivere – 193 + 20

* dicembre: Venti poesie di Nell’insieme, nel pacco d’aria – I (denominato allora Versi del ’52)

 1952

* Nell’insieme, nel pacco d’aria – I – pagg. 1292 + 65

 1953

* gennaio-luglio: Nell’insieme, nel pacco d’aria – II – pagg. 1658 + 70

* luglio-dicembre: Nell’insieme, nel pacco d’aria – III (a pag. 400)

1954

* Nell’insieme, nel pacco d’aria – III (da pag. 400 a  pag. 600, circa)

1955

* Nell’insieme, nel pacco d’aria – III (da pag. 600 a pag. 800, circa)

1956

* Nell’insieme, nel pacco d’aria – III – pagg. 1283 + 30

1957

* Poesie per mio figlio (il periodo salazariano) – pagg. 285 + 20

1958

* gennaio-luglio: Le proprie possibilità – pagg. 181, Rebellato, Padova, 1962

* luglio-novembre: Rigoglio e addio – pagg. 245 + 10

* novembre-dicembre: Triste, attentissimo informarsi – pagg. 103

1959

* gennaio-agosto: Svenevole a intelligenza – pagg. 413, Rebellato, Padova, 1961

* settembre-dicembre: A tal punto – pagg. 153 + 5

* dicembre: L’additare (a pag. 60)

1960

* gennaio-maggio: L’additare – pagg. 230

* giugno-ottobre: La popolazione – pagg. 317, Rebellato, Padova, 1962

* ottobre-dicembre: Tranquillità e presto atroce (a pag. 220)

1961

* gennaio-aprile: Tranquillità e presto atroce – pagg. 453, Rebellato, Padova, 1963

* maggio-dicembre: Sempre lineari, sempre avventure – pagg. 481, Rebellato, Padova, 1965

1962

* Gentile dovere di congedare vaghi – pagg. 756, Rebellato, Padova, 1966

1963

* gennaio-aprile: Davanti a una cosa – pagg. 183, Rebellato, Padova, 1967

* maggio-dicembre: Il clamoroso non incominciar neppure (a pag. 420)

1964

* gennaio-aprile: Il clamoroso non incominciar neppure – pagg. 555, Rebellato, Padova, 1968

* maggio-dicembre: Trascurare, non volendo, e portarsi­ – pagg. 248

1965

* Da noi non (si) usa Tenera ammirazione di oggi – pagg. 252

1966

* gennaio-dicembre: Le soglie tremolanti e nette (Quieto il preoccupare) – pagg. 248

* dicembre: Veramente, quando (a pag. 30)

1967

* gennaio-giugno: Veramente, quando – pagg. 193

* luglio-dicembre: Non intendevo me seguito da Enrichissez-vous… (a pag. 64)

1968

* Non intendevo me – pagg. 125

1969

* 2 poesie di Enrichissez-vous…

1970

* 4 poesie di Enrichissez-vous…

1971

* 6 poesie di Enrichissez-vous…

1972

* Fine di Enrichissez-vous… – pagg. 52

1973

* Basso come umido o Attraversamento ancora contemporaneo – pagg. 58

1974

* 1974 (Sale che sfonda il poco) – pagg. 13

1975

* 1975 (Un fiore, caro, era vecchio Come riprendendosi da una mazzata) – pagg. 65

1976

* 1976 (Forte vita di pesantezza) – pagg. 66

1977

* 1977 (Il piano, con apporti) – pagg. 79

* dicembre: inizio di Scritte prima di un futuro, così

1978

* gennaio: fine di Scritte prima di un futuro, così – pagg. 23

* marzo-dicembre: L’anno d’aggiustatura di morte (Viaggi felici) – pagg. 70

1979

* Belle missioni, da una terra fisa

* L’invio, adeguato, fiducioso – pagg. 79, Anterem Edizioni, Verona, 2005

1980

* 12 poesie di Lucido, poco doloroso, troppo

1981

* 7 poesie di Lucido, poco doloroso, troppo – pagg. 56

1982

* 13 poesie di Con sorpresa, con stare

1983

* 9 poesie di Con sorpresa, con stare

1984

* 5 poesie di Con sorpresa, con stare – pagg. 70, L’Angolo Manzoni, Torino, 1997

1985

* 17 poesie di Il vuoto da vigore: l’agevole (altro titolo: Il vuoto polposo dell’agevole)

1986

* 11 poesie di Il vuoto da vigore: l’agevole (altro titolo: Il vuoto polposo dell’agevole)

1987

* 13 poesie di Il vuoto da vigore: l’agevole (altro titolo: Il vuoto polposo dell’agevole – pagg. 114)

1988

* 19 poesie di Basta, buon continuare

1989

* 31 poesie di Basta, buon continuare – pagg. 128

1990

* 40 poesie di Soglia: genio, oro, secolo

1991

* 52 poesie di Soglia: genio, oro, secolo – pagg. 265

1992

* 52 poesie di Lo stupore nel risvegliarsi all’esempio

1993

* 48 poesie di Lo stupore nel risvegliarsi all’esempio – pagg. 325

1994

* 40 poesie di Forse degno, il sorriso, il muoversi

1995

* 50 poesie di Forse degno, il sorriso, il muoversi – pagg. 320

1996

* 51 poesie di Verità, l’appena

1997

* 38 poesie di Verità, l’appena – pagg. 390

1998

* 49 poesie di Utile fortuna brutale, ricordo

1999

* 49 poesie di Utile fortuna brutale, ricordo – pagg. 380

2000

* 40 poesie di La vivente uniformità dell’animale

2001

* 41 poesie di La vivente uniformità dell’animale

2002

* 29 poesie di La vivente uniformità dell’animale – pagg. 422, Manni Editore, Lecce, 2003

* 13 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2003

* 37 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2004

* 46 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2005

* 42 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2006

* 57 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2007

* 49 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2008

* 50 poesie di Ragioni, a piene mani, per l’“enfin!”

2009

* 47 poesie di  Ragioni, a piene mani, per l’”enfin!”

6. Volumi inediti

Veramente, quando” (1967) –  (pdf completo scaricabile)

Trascurare, non volendo, e portarsi” (1964) – (pdf completo scaricabile)

7. Collegamenti esterni

  • «Il clamoroso non incominciar neppure» – L’Università degli Studi di Torino, l’ Università del Piemonte Orientale e il Centro Interuniversitario per gli studi di Letteratura italiana in Piemonte «Guido Gozzano – CesarePavese», venerdì 27 novembre 2009 presso l’Archivio di Stato di Torino

Commenti

Augusto Blotto — 2 commenti

  1. Pingback: A piene mani | La dimora del tempo sospeso

  2. Pingback: Pas de pas pas/Nessun padre < = > Ghérasim Luca | f l o e m a

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