cordature < = > Daniele Bellomi

 

esoforie

Affine swarms - Leonardo Solaas, 2011
Affine swarms – Leonardo Solaas, 2011

recito piano la riga dov’è squarciata pensando alla carta
che si rompe se gira, e gira, e gira, e gira ancora, se strizzando,
se le mani degli altri non ci fanno caso, se capita un altro 
problema agli occhi, se vedi che strizzando la voce si perde
contatto, tramite col mondo, con gli occhi riposti e chiusi,
con il testo che non si è fatto ancora vedere, con chi ascolta
che è ancora lì, mentre circola la noia, non è chiaro l’intreccio
che fa a pugni con l’esterno, e se così, parlando, si allude 
a qualcos’altro, a un paradosso, magari, se stiamo parlando
puoi vedere come tutto gira, se gira ancora, e gira, ci costringe
ad indossare occhiali, a lasciarli fluttuare su sfondi più chiari,
se la vista gira e vuole convergenza, se dicendo piano la riga
o il verso appena ricomposto, con la vista che rigira le cose,
se gira e gira e finisco ad aver paura dei gesti con cui rovescio
sempre tutto, del mio non saper mettere insieme ciò che prima
ho trovato capovolto, con la testa sott’acqua, il testo annegato
e il suono come di corpi che risalgono in superficie, se strozzando
l’accesso della voce farei del vizio una cosa che non si redime,
che se può gira assieme alla visione, oltre il corpo imbevuto, gira
ancora e si rompe, guarda verso il centro dello sbrego, mentre
il detto si attacca sulle palpebre e se gira non può cominciare

(Daniele Bellomi – 
da ripartizione della volta)

 

Dopo svariati mesi di attesa finalmente riusciamo a pubblicare “cordature”, antologia poetica di Daniele Bellomi. Classe ’88, Bellomi è senza dubbio una delle voci giovani più interessanti del panorama poetico italiano, insieme a non molti altri, tra cui ricordiamo Andrea Leonessa. (Per nomi come Fabio Teti, Antonio Scaturro, Simona Menicocci ci preme poter sviluppare un’analisi su queste pagine “prossimamente”).
Abbiamo deciso di accompagnare questo articolo con alcuni lavori dell’artista argentino (Buenos Aires) Leonardo Solaas, che ringraziamo per la gentilezza e la disponibilità. A nostro avviso i “processing’s works” di Solaas contrappuntano bene il panorama filamentoso/quadrato della poesia di Bellomi.
L’ebook è corredato da una presentazione di Lorenzo Mari e da una postfazione di Luca Rizzatello.



“The act of seeing with one’s own eyes”

 

“[…] frammentazione come danza, polarità
familiare – chi esplora rinviene creta, argilla del canale. […]”

(Daniele Bellomi – da “nostos” – sezione “shifting”)

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Fig. 1 poesia di Daniele Bellomi

Con la poesia di Daniele Bellomi si ha la sensazione (o almeno per chi scrive questa nota) di trovarsi di fronte alla figura geometrica del quadrato (v. fig.1), sia nelle prove più lunghe che in quelle brevi. Seppure questa non possa applicarsi come regola stringente per collocare la scrittura del poeta, sta di fatto che la sensazione permane anche laddove i testi si sviluppano a rettangolo in verticale o in orizzontale, perché il modulo del quadrato è rintracciabile sia per scomposizione (v. fig.2) che per accorpamento (v. fig.3).

Fig.3 poesia di Daniele Bellomi
Fig.3 poesia di Daniele Bellomi
Fig. 2 poesia di Daniele Bellomi
Fig. 2 poesia di Daniele Bellomi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa suggestione per dire che la scrittura di Bellomi presenta una compattezza classica, il ritmo è piano soprattutto in fine di verso, l’andamento generale è endecassillabico, seppure nell’uso dell’ipermetro si riscontri di rado una ricorrenza di doppi endecasillabi o doppi alessandrini. La versificazione è presente in questa raccolta di Bellomi (a parte nei pezzi di “Classi di resistenza”) perciò crediamo sia giusto rilevarne i meccanismi, per giungere alla constatazione che all’interno del poligono regolare quadrato del “modulo bellomiano”, la forma è abbondantemente minata dall’ordine del discorso. Il dipanarsi di fasci di rette dal centro (v. fig. 4), preso come punto della visione e dunque con una forte presenza demiurgica dell’autore, porta non solo a scompaginare il senso, ma anche -e per contro alla dinamica centripeta- a non imporre una “verità accettabile” delle e sulle cose, in favore di sentieri.

Fig. 4 poesia di Daniele Bellomi
Fig. 4 poesia di Daniele Bellomi

La poesia di Bellomi, sostanzialmente non lirica, sia per la scelta dei campi semantici, piuttosto disparati, sia per il lessico, è  pure ricca di artifici retorici e poetici, ma pensiamo debba essere considerata soprattutto sotto l’aspetto della “visione”, come metafora della visione, e come riflessione sull’atto stesso della scrittura.
L’atto del vedere è quasi ossessivo nella prima raccolta (“Ripartizione della Volta”), dove ricorrono spesso verbi e sostantivi che hanno a che fare con gli occhi (“potrei restare lontano dal luogo dell’osservazione,…”, “…penso a ciò che non potrai più vedere…”, “…volta, fase di visione della notte…”, etc.), e con le patologie o le difficoltà del vedere (esoforie, nistagmi -non presente in questo ebook-, “…allora osserva il bianco di lesione in cicatrice…”, “l’estensione chiusa e muta dentro l’orbita.”). E se “l’atto di vedere con i propri occhi” in “Ripartizione della Volta” è sostenuto direttamente dalla presenza dell’io poetico che asserisce del mondo attraverso se stesso, in “shifting”, “classi di resistenza” e “altre oscillazioni” c’è un chiaro processo di epurazione e allontanamento dalla matrice più classica dell’enunciazione poetica.
Ciò non significa che il processo di visione egocentrico si affievolisca in favore di una scrittura oggettivista, tutt’altro, c’è anzi un rafforzamento, perché la realtà si frastaglia sul principio dell’incertezza, in proposizioni alternative, in possibilità esistentive. Questa inversione di polarità che si attua nel trascorrere delle raccolte, va di pari passo con quella relativa all’atto della scrittura: se in “Ripartizione della Volta”  c’è almeno un riferimento meta-letterario al fare poesia (vedi “esoforie”), la citazione posta in esergo a questa nota (da “Nostos) ci viene in soccorso per valutare le intenzioni della scrittura di Bellomi : il tutto della poesia sta nel frammento che lo si rinviene dal flusso del reale, come l’argilla dal canale, attraverso l’esplorazione e il lavoro di manipolazione “a togliere”.
A questo punto conclamare il nome si Stan Brakhage è doveroso. Crediamo che ci sia una familiarità tra il film “The Act of Seeing with One’s Own Eyes” (1971) e le modalità poetiche di Daniele Bellomi: sia metaforicamente, dove allo svuotamento/eliminazione del soggetto sussegue il vuoto che dovrà essere riempito, ricomposto da chi guarda/legge, sia, soprattutto, perché le due operazioni si rivolgono eminentemente allo sguardo, mettendo in discussione delle categorie non estetiche, ma percettivo-gnoseologiche, euristiche. L’atto di vedere che guida il discorso è un lento scivolare verso l’astrazione attraverso un’operazione di sottrazione di senso e di scomparsa del soggetto (la parte in corsivo è una parziale rielaborazione di un bell’articolo di Francesco Patrizi sul film di Brakhage).
Per collocare un poeta o un autore, soprattutto se giovane, si tende sempre a richiamare due o tre nomi che possano dare qualche coordinata in più: per ammissione dello stesso Bellomi, esiste sicuramente una fascinazione, se non un’ispirazione, a tratti, per Amelia Rosselli; quando ho letto i testi di Daniele il primo nome che mi è saltato in testa è stato quello di Gastone Monari, ma mi sbagliavo, ovvero la collana era la stessa (fuori formato feltrinelli, diretta da Aldo Tagiaferri), ma il bersaglio era il Vittorio Reta di “Visas” (1976). Un po’ per la struttura testuale quasi-laborintica, un po’ per l’alchimia dei linguaggi più diversi in un dettato omogeneo, quasi privo della sincope o rag-time “sperimentalista”, sicuramente per il titolo, “Visas”, che rimanda a “ciò che è visto”.
“cordature” è un intreccio di fili/materiali diversi che compongono un’unità ben delineata nelle intenzioni e nei risultati e pensiamo che la densità di questa scrittura potrebbe fare a meno di alcune marcature anaforiche, paronomasie e iterazioni, in quanto la ritmica fluida e rotolante, data dalla rincorsa delle somiglianze fonetiche, già si produce con lo sviluppo parzialmente anagrammatico delle frasi. Ed anche gli intarsi con parole straniere o arcaiche non sempre riescono a restituire la naturale e genuina ricerca di senso propria di questo poeta.  Ma le lame sono ben affilate.  (Daniele Poletti)

Mesh experiments 2 - Leonardo Solaas, 2009
Mesh experiments  – Leonardo Solaas, 2009

 

L’ebook  “cordature” di Daniele Bellomi può essere consultato e scaricato anche in PDF su  Biblioteca di  f l o e m a o direttamente qui sotto attraverso la piattaforma ISSUU per la lettura di ebooks e documenti:

Cordature, accordature, ricordature
di Lorenzo Mari

Fermo restando il principio per cui il tanto vituperato criterio generazionale ha uno scarso valore euristico in sé, ma non per questo cessa di esibire valenze storiche, critiche e culturali rilevanti qualora sia declinato in modo storicamente e culturalmente consapevole, la poesia di Daniele Bellomi, autore nato sul finire degli anni Ottanta, condivide con altri autori quasi coetanei come Fabio Teti e Manuel Micaletto almeno un tratto distintivo.
Si tratta di un’attitudine globalmente rinnovata rispetto alla tradizione poetica precedente, lontana da quella riflessione – talvolta dolorosa, talvolta segnata da piccoli interessi e tornaconti privati – sui ‘padri’ e sulle ‘madri’ che è stata fatta propria da autori anagraficamente poco più anziani. La ricerca linguistica e poetica di Bellomi è, anzi, orientata a lanciare sonde coraggiose, eppure mai sprovvedute, verso territori ancora ignoti. L’autore procede senza rete, dalla volta (celeste? eventuale? testuale?) alla terra e alle sue radici. Poi fa ritorno: la corda delle sue Cordature è elastica, e, tra molteplici accordature, si presta ad essere, da oggi, ricordata.
Ricordatura, infatti, è già la presente scelta antologica, rara nel suo genere, nella quale Daniele Bellomi dà conto delle sue personali esplorazioni e dei suoi idiosincratici esiti: questi ultimi, a differenza di quanto hanno sostenuto Sonia Caporossi e altri, non risultano più di tanto sovrapponibili entro i confini di una stessa poetica (come, ad esempio, un possibile ‘Nuovo Oggettivismo’, forse ipotizzabile ma mai del tutto verificabile) al lavoro, che sta sviluppando, in parallelo, un altro autore notevolmente interessante come Manuel Micaletto.
[…]

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Affine swarms - Leonardo Solaas, 2011
Affine swarms – Leonardo Solaas, 2011

 

dispose

parte la guerra dentro un margine di fuga, per dove manca,
sarà forse il marker del sangue che non c’era prima, preso
dentro a fare sfogo di se stesso. prendono a non guardare
più nel primer dello specchio: quello che resta è solo guerra
quando se ne andranno, pregando che tutto sia finzione,
disposti al ritiro degli assalti laterali. hanno una funzione:
arrivano diretti alle sorgenti radio, al solo prezzo
ormai possibile. passerà, dalla capienza al taglio netto
col presente; passerà, se dai terreni di coltura provano
il rilascio dei batteri, battery, catalizzando i resti dove
niente potrà essere di nuovo; passerà: circonderanno
le pianure per emettere un segnale. conosceranno
meglio la condensa dei campi, la frequenza dei carri,
ed archi, arches, protesi a fare voti irradieranno punti
vitali e non dissimili da gabbie, gathering. passerà come
una spiegazione a caro prezzo e verrà per liberarci
di ogni cosa, funzione per impulso della storia.

(Daniele Bellomi – da shifting)

 

Un commento a cordature di Daniele Bellomi
di Luca Rizzatello

La raccolta cordature, di Daniele Bellomi, si apre con il testo esoforie (dal libro ripartizione della volta, Cierre Grafica, 2013), introducendo quelli che saranno due temi portanti di questo saggio: la catabasi anatomica e la teoria della visione. Il termine oculistico, utilizzato per definire la deviazione verso l’interno degli occhi, ci solleva dal rischio di scivolare nel terreno dell’introspezione psicologica, ovvero dell’ombelicalismo. L’incipit si pone come problematico (recito piano la riga dov’è squarciata pensando alla carta | che si rompe se gira, e gira, e gira, e gira ancora  se strizzando, | se le mani degli altri non ci fanno caso, se capita un altro | problema agli occhi, se vedi che strizzando la voce si perde | contatto, tramite col mondo, con gli occhi riposti e chiusi, | con il testo che non si è fatto ancora vedere, con chi ascolta), mettendo in discussione tanto la possibilità e di una dizione lineare e di un supporto che possa sostenerla; l’invocazione di una messa a fuoco/a punto del testo si configura come un fatto necessario per lo svolgimento dell’opera – tanto per chi la sta scrivendo quanto per chi la sta leggendo –, un espediente retorico che fa della finzione il principale strumento di analisi. Facendo un passo indietro, la percezione stessa non si dà mai come immediata: c’è l’immagine retinica che si forma capovolta (esoforie, con la vista che rigira le cose, | se gira e gira e finisco ad aver paura dei gesti con cui rovescio | sempre tutto, del mio non saper mettere insieme ciò che prima | ho trovato capovolto), c’è la distanza proiettiva (novae I, […] quando è il caos a fare parte di parole indotte, | imposte dall’ambiente, dette o magari percepite, | appena ribattute sulla pellicola del mondo; oppure novae II, se è il cervello la massa organizzata di quel no, | non posso, mi dispiace, l’impressione dell’ombra che fa muro | contro muro alla distanza), c’è il calcolo astronomico (novae V, e il fatto che ora coli, che sia una stella o l’attitudine a non starci, | a non volere qualcosa che si stacca dalle mani: qualcuno si allontana  | dall’area del rilascio, la vertigine al centro dell’interazione: chiedere | di avere il sette per cento della luce, dire tre volte parsec; oppure s.n.r II, in centro a ciò che è costellato, | preso se è centrale, consegna all’idrogeno, identificazione |  di un problema nel percorso dentro ai nervi, potendo | collassare dentro ai parsec; oppure s.n.r III, […] farsa esatta, modulata, siderale presa al punto | che si sposta verso il centro, struttura propria della nebula). 
[…]

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Mesh experiments - Leonardo Solaas, 2011
Mesh experiments 1- Leonardo Solaas, 2011

 

dai modi ai mondi

*

dire le cose passando dai modi ai mondi dati per spacciati
o quantomeno per adesso sorretti da canti e costellazioni
canali autostradali e svincoli che portano ai supermercati
pure non guardati bene scavati a dovere in fondo e pronti
o non a sufficienza per saltare ai mondi chiari o abbozzati
appena per la crisi che viene data dai tempi o dai mercati
che non temono affari o almeno non avendo che opzioni
per resistere in stupidità e coscienza del male non disfàti
ma lasciati attraversare passare dopo non esserci tornati

**

dire le cose passando dai modi ai mondi molecolari ed evoluti
per griglie e per reticolati nascosti bene dai controlli demografici
e radiali in numeri soggetti a sbavature se sorretti dai legami
equivalenti della nascita o idonei a rimanere in acqua e pure
messi ancora a nuovo in terra e in aria e cieli per punti morti
o di sutura svolti nei suoni di auto rimesse in luce per colori
e simmetrie mosse sugli arti inerti in piani di senso coibentati
e non equatoriali per assi in rotazione ed apparati simultanei
o percettivi di distanze non significanti negli affronti per corsi
longitudinali delle fibre o aree in cui passare senza scampo
oppure indenni e se poi darsi addosso o darsi e basta in tutto
quello che succede fuori dal corso degli eventi perimetrati
o terminali decidendo se tornare stare in piedi uscirne fuori

(Daniele Bellomi – da altre oscillazioni, inediti)

 

Affine swarms 2 -Leonardo Solaas, 2011
Affine swarms 2 -Leonardo Solaas, 2011

 

Daniele Bellomi è nato il 31 dicembre 1988 a Monza, dove vive. Nell’A.A. 2012-2013 si è laureato in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano. È co-fondatore (insieme a Manuel Micaletto) del blog e progetto plan de clivage, incentrato su poesia, scritture non-narrative in prosa e asemic writing: è inoltre autore di asemic-net e fa parte del blog di ricerca eexxiitt. Nel 2011 pubblica gli e-book Per forza di cose (prose non narrative su GAMMM) e La testa (poesie, autoprodotto) per plan de clivage. Suoi testi sono apparsi online su Poesia da fare, Niederngasse, GAMMM, Nazione Indiana, lettere grosse, Poetarum Silva, Rebstein, Critica Impura e Carte nel vento; in rivista su il verri (n°50, 2012) e Trivio (n°1, 2013). Ha partecipato al convegno EX.IT._ materiali fuori contesto, dedicato alla scrittura di ricerca, che si è tenuto alla biblioteca di Albinea fra il 12 e il 14 aprile 2013: suoi testi sono stati inclusi nel volume antologico della manifestazione, edito dalla tipografia La Colornese. Finalista per la sezione Raccolta Inedita al Premio Lorenzo Montano 2012 e vincitore del Premio Opera Prima 2013, grazie al quale pubblica la sua prima raccolta di poesie, ripartizione della volta (2009-2012), co-edita da Anterem Edizioni e Cierre Grafica. È stato incluso nel Censimento della giovane poesia italiana promosso dalla redazione del festival Pordenonelegge. Altri suoi testi sono presenti nell’antologia Parabo(lich)e dell’ultimo giorno. Per Emilio Villa (Dot.com Press – Le Voci della Luna, 2013).

 

Leonardo Solaas is a programmer, designer, teacher and new media artist living in Buenos Aires, Argentina. He works with generative systems, data visualization and social networks. His interests span complexity sciences, self-organizing systems, rule-based processes, artificial life, knowledge representation and many other topics. His work can be seen at http://solaas.com.ar  and http://flickr.com/photos/solaas.

 

Affine swarms 2 -Leonardo Solaas, 2011
Affine swarms 2 -Leonardo Solaas, 2011
Mesh experiments 3  - Leonardo Solaas, 2011
Mesh experiments 3 – Leonardo Solaas, 2009

 

 

 

 

 

 

 

 Lorenzo Mari (Mantova, 1984) vive e lavora a Bologna. Ha pubblicato alcune raccolte di poesia; l’ultima in ordine di tempo é Nel debito di affiliazione (L’Arcolaio, 2013). Traduce dallo spagnolo e dall’inglese. Con Luigi Bosco, Davide Castiglione e Michele Ortore ha fondato la rivista online di critica poetica “In realtà, la poesia” (www.inrealtalapoesia.com).

Luca Rizzatello è nato a Rovigo nel 1983. Dal 2004 è coordinatore del Premio letterario Anna Osti. Nel 2007 pubblica il libro Ossidi se piove (Valentina Editrice). Nel 2008 cura la raccolta antologica Grilli per l’attesa – Una riscrittura di Pinocchio (Valentina Editrice), versione libresca del progetto di riscrittura per ambienti Make it Happening, elaborato con Federico Zanatta (Father Murphy). Dal 2009 cura la rassegna Precipitati e composti. Nel 2012 pubblica il libro mano morta con dita (Valentina Editrice, incisioni di Nicola Cavallaro) e fonda le Edizioni Prufrock spa (http://prufrockspa.com/). Nel 2013 viene pubblicato l’EP Chantom limb per la NetLabel Ozky e-sound. 

 

 

Commenti

5 risposte a “cordature < = > Daniele Bellomi”

  1. […] cordature < = > Daniele Bellomi […]

  2. […] aver collaborato con Luca Rizzatello per la realizzazione dell’e-book cordature di Daniele Bellomi per Diaforia, dopo avere stabilito una collaborazione proficua con la sua casa […]

  3. […] impostato da Ripartizione della volta (Anterem/Cierre Grafica 2013) e dal recenziore Cordature (qui). In Dove mente il fiume Bellomi rifonde, fra gli altri, alcuni testi già circolati negli ultimi […]

  4. […] – su Diaforia, cordature: antologia di testi + note critiche di Daniele Poletti, Lorenzo Mari, Luca Rizzatello. (QUI) […]

  5. […] aver collaborato con Luca Rizzatello per la realizzazione dell’e-book cordature di Daniele Bellomi per Diaforia, dopo avere stabilito una collaborazione proficua con la sua casa […]

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