esoforie recito piano la riga dov’è squarciata pensando alla cartache si rompe se gira, e gira, e gira, e gira ancora, se strizzando,se le mani degli altri non ci fanno caso, se capita un altro problema agli occhi, se vedi che strizzando la voce si perde contatto, tramite col mondo, con gli occhi riposti e chiusi, con il testo che non si è fatto ancora vedere, con chi ascolta che è ancora lì, mentre circola la noia, non è chiaro l’intreccio che fa a pugni con l’esterno, e se così, parlando, si allude a qualcos’altro, a un paradosso, magari, se stiamo parlando puoi vedere come tutto gira, se gira ancora, e gira, ci costringe ad indossare occhiali, a lasciarli fluttuare su sfondi più chiari, se la vista gira e vuole convergenza, se dicendo piano la riga o il verso appena ricomposto, con la vista che rigira le cose, se gira e gira e finisco ad aver paura dei gesti con cui rovescio sempre … Continua a leggere →
Archivio tag: Generative art
Dopo la pubblicazione di “Postumi dell’organizzazione” di Andrea Leonessa il primo di novembre, dedichiamo oggi un post al saggio breve che Pierfrancesco Biasetti ha scritto per la silloge. Il testo completo è incluso, insieme a una nota di Gian Ruggero Manzoni, nell’ebook “Postumi dell’organizzazione”, che potete leggere o scaricare da Biblioteca di f l o e m a. Ancora una volta il post sarà arricchito da alcuni lavori dell’artista tedesca Diana Lange, che ringraziamo per avere concesso l’uso delle immagini. Centoventi giornate La notte di Ognissanti ho organizzato un sussulto vaporoso, un turibolo-party (…Te lo giuro, era chiaro con cosa dovessi presentarti) dove ognuno spargeva quel cazzo che voleva e vinceva la puzza che non andava e fu Warzone 2100, esatto, lo strategico per Playstation che risuscita un po’ come, sappiamo, non converrebbe ai morti ovvero con il ricordo di una missione a tempo ed una terra desolata abitata da gente così … Continua a leggere →
Andrea Leonessa è il primo poeta giovane, anzi giovanissimo, che ospitiamo su floema. Di quella generazione, gli anni’90, pienamente consustanziale al digitale e alla rete. La sorgiva di questa educazione digitale, compromessa da esperienze di musica estrema noise/industrial e da altre sperimentazioni raw di grafica e video, è una scrittura che parte dall’oralità e si raffina in un dettato speculativo che ha come coordinate ristrette quelle della casa (Le case saranno un argomento, una carne… – Saturno) e in particolare della camera da letto. Un novello Xavier de Maistre, che osserva, assorbe, considera il mondo, anche fuori dalla sua camera, ma che ha l’urgenza di ricodificare tutto nel luogo della certezza delle coordinate e delle dinamiche (la casa appunto o la camera). Anzi, si percepisce l’ansia di un’attenuazione, di un filtro sul reale che Leonessa, per l’ossessione della perdita del controllo, attua … Continua a leggere →