CONTAINER B – osservatorio intermodale

 

La rivista CONTAINER – osservatorio intermodale esce con il secondo numero (B). Dopo due anni di lavori, covid compreso, finalmente vede la luce una pubblicazione ancora più ricca e articolata della precedente. Sono state inaugurate al suo interno nuove rubriche per permettere di ordinare al meglio la multifocalità di queste 84 vulcaniche pagine. Si va dalla critica letteraria, alle arti visive, passando per glossolalia, Carmelo Bene, Adriano Spatola, pornografia e critica radicale.

Caratteristiche tecniche:

Formato chiuso a doppia piegatura: 165×310 mm.
Formato chiuso: 330×310 mm.; formato apero: 660×310 mm.
Pagine: 84
Stampa: b/n
Prezzo: euro 15,00
[dia•foria, 2022

La rivista è divisa in quattro fascicoli, e si pregia anche per questo numero di un nutrito laboratorio dedicato alle traduzioni (tutte prime italiane). Può essere richiesta direttamente all’indirizzo: info@diaforia.org

Ecco l’indice:

24xs (frame), nasce il nostro blog dedicato al cinema

 

24xs (frame)
processi per nuove articolazioni del linguaggio critico

 

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Con 24xs (frame) inauguriamo un nuovo spazio di riflessione critica e estetica su [dia•foria dedicato al cinema.
Il primo articolo che pubblichiamo è di Sonia Caporossi e riguarda il film “Greed” di Erich Von Stroheim.
Il progetto, ideato e curato da Walter G. Catalano, si pone su un piano del tutto originale di approfondimento critico: anzitutto l’analisi è dedicata a un singolo fotogramma di un film scelto dall’autore invitato, inoltre non è richiesta l’analisi strettamente semiologico-cinematografica (anche se non è certo esclusa), ma anzi l’obiettivo è quello valicare le discipline e il consueto iter critico.
Per ulteriori dettagli pubblicheremo a breve un’editoriale più ampio, ma già da adesso lasciamo aperta la possibilità di scriverci e inviarci materiali che vaglieremo all’indirizzo: info@diaforia.org.


Buona visione con “Le mani scheletriche in Greed di Erich Von Stroheim o la rapacità stercoraria dei Roaring Twenties” di Sonia Caporossi.

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Prufrock spa | due video inediti + intervista

 

Sul set di mmcd e loomen

Sul set di mmcd e loomen

 

Siamo lieti di presentare per la prima volta due lavori video inediti della compagine Prufrock spa (Luca Rizzatello e Nicola Cavallaro): mano morta con dita (2012) e loomen (2013).
Prufrock spa nasce nel 2005 con la realizzazione di  un album musicale. La trasposizione video di quattro tracce del disco rappresenterà il primo passo verso lo studio dei rapporti tra materia sonora e materia visiva. Nel 2012 Prufrock spa diventa anche editore. (Maggiori dettagli si possono apprendere dall’intervista o sul sito a questa  pagina).
Il progetto Prufrock spa rimane comunque molto legato agli aspetti sonori e musicali tale che, come logico completamento  e sviluppo dell’esperienza video-sonoro-poetica, è nato NUMBERS, progetto sonoro di tendenza electronic tech house che ricorda a tratti certe sonorità dei Techno Animal, ma anche del Bill Laswell più ambient.

 

In quest’ultimo dei luoghi d’incontro

di Walter G. Catalano

Esiste uno spazio lasciato libero dall’assenza di suoni in mmcd, fra gli 11 frammenti della durata di 1’ e 12”, che risulta funzionale per l’analisi del corpo video-poetico. La camera che scorre nel silenzio diviene funzione catalizzatrice di attribuzioni simboliche. I solchi che variano di spessore, curvatura e misura divenendo forme soggette a proiezioni, sono assimilabili al lavoro del caleidoscopio che crea nuove sfaccettature degli elementi trasposti, crea un linguaggio ambiguo che diviene l’anima di entrambi i lavori e linguaggio soggettivamente decifrabile.
Il carattere glaciale della fotografia in particolar modo in  loomen perturba gli oggetti che alimentandosi dell’ambiente circostante, tracciano, ancora, solchi nella polvere. Il ricorrere delle tracce è il ripetersi delle deformazioni della vita.
La sperimentazione di materiali naturali fossilizzati dal tempo si unisce alla ricerca del bizzarro e del fantastico: la voce di Luca in mmcd amplifica l’emergere delle figure dalla superficie dotandole di un meccanismo motorio che le spinge freneticamente fuori video, loomen è invece direttamente proporzionale alla ricchezza della solitudine che risulta essere ospite d’onore in un complesso rituale di incontri, dove i vari soggetti interagiscono senza toccarsi in un’orchestrazione magnificamente inanimata.

 

Privati della vista, a meno che
Profumano l’uno dell’altro
O tu che giri la ruota e guardi nella direzione del vento
Oh no, sono io ad esser fatuo
Vattene a grattare il fango dalle rughe e dalla faccia
L’esercito della legge inalterabile
Ma io vi dico che un gatto deve avere un nome tutto suo,
Si pensa a tutte le mani
Né ad alcuno di noi venne il pensiero
Il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte),

e c’è una fede per tutti

***[Componimento formato da 11 versi tratti da altrettante poesie di T.S. Eliot, seguendo la struttura di mano morta con dita, 11 blocchi di 1’ e 12” ciascuno. Le poesie sono state lette con velocità variabili e a un 1’ e 12” è stato estratto il verso da utilizzare. Omaggio al lavoro di Prufrock spa]

 

 

Intervista a Luca Rizzatello e a Nicola Cavallaro (Prufrock Spa) 

a cura di Walter Catalano

 

1) Parlaci del progetto Prufrock Spa, l’origine del vostro nome, il legame con Eliot.
L: Il nome Prufrock spa è uscito per la prima volta nella primavera del 2006; Alice Chinaglia, Nicola e io eravamo nella biblioteca di Costa di Rovigo, a registrare le voci per una canzone intitolata Shahrzād re-tell-me. All’epoca vivevamo tutti e tre a Costa di Rovigo, adesso nessuno dei tre. Il passaggio da progetto musicale a laboratorio di videoarte è avvenuto qualche tempo dopo, con l’occasione di realizzare prima i videoclip delle canzoni dell’album di cui sopra, poi delle videoinstallazioni a supporto di letture di testi di poesia. Nel 2012 è cominciato il progetto mano morta con dita, nella forma di libro con poesie + incisioni e quindi di videoinstallazione con la lettura integrale dei testi; l’assenza o il fraintendimento di qualsiasi riferimento a un’identità definitiva, centrale nella costruzione dei testi e delle incisioni, è stata riportata nella produzione della videoinstallazione, tanto per il flusso video quanto per quello sonoro, lasciando a ciascuno la facoltà di individuare dei punti di riferimento, e quindi di orientarsi nell’informe. In qualche modo queste sono state le premesse per la costruzione della videoinstallazione loomen, del 2013, in cui il medesimo studio sulla definizione dell’identità eccetera è stato affrontato con la tecnica stop motion, animando utensili totalmente comprensibili, ma non totalmente riconoscibili. Il legame con Eliot credo derivi dal nostro gusto modernista, che di fatto è riscontrabile in tutti i lavori realizzati. In conclusione, rispondendoti senza tema d’infamia, citare un verso di The love song of J. Alfred Prufrock sarebbe fare un torto ai versi non citati; Spa invece sta per stazione termale.

2)  mano morta con dita: hai sentito l’esigenza di una rappresentazione della poesia oppure hai iniziato a scolpire l’idea da un unico nucleo video-poetico?
N: Il nucleo di partenza del flusso video sono le stampe calcografiche a puntesecca su rame da me realizzate nel 2004-2005, scelte poi nel 2012 e accoppiate ai testi per la pubblicazione del libro. Da un punto di vista della tecnica di animazione ho voluto utilizzare undici diversi approcci esecutivi ed espressivi, in modo che gli episodi della durata di 1’ e 12” avessero una loro precisa identità. La profonda analisi della scansione digitale delle stampe mi ha quindi permesso di cercare e scorgere nel tessuto grafico le forme, i segni e i simboli che potessero assurgere al ruolo di interpreti o di evocatori delle vicende e atmosfere dei testi.

3) L’orrore che si cela sotto il manto del quotidiano: l’importanza del perturbante e/o dell’attività onirica e del sogno lucido nel tuo lavoro.
L: Il perturbante e l’attività onirica non sono particolarmente rilevanti nel mio lavoro, ma lo sono nella mia esistenza. Invece l’orrore inteso alla maniera di Heart of Darkness credo sia decisamente produttivo, nel mio lavoro, ma molto meno nella mia esistenza. Credo che la questione stia nella facoltà di riuscire a contemplare a un tempo tutte le variabili in campo, o analogamente di contemplare un’unica variabile da tutti i punti di vista praticabili.
N: Da sempre nel mio lavoro ho cercato di cogliere e sfruttare la realtà e lo stato delle cose, degli oggetti e dei materiali così come sono arrivati a me. Ho sempre voluto sfruttare questi incontri. E tendo sempre più a semplificare e a ottimizzare le risorse a disposizione. Il mio processo ideativo e realizzativo è quindi caratterizzato da una serie di processi di filtraggio visivo e di analisi funzionale delle possibilità espressive che i materiali da me recuperati possono esprimere. È quindi un lucido lavoro diurno.

4) Sempre relativamente a mano morta con dita potremmo parlare di un fenomeno completamente nuovo: la cine-differenziazione cellulare il cui esito è rappresentato dai personaggi che nascono dalle superfici/palcoscenico. Vorrei che ci parlassi dell’uso dei materiali, della post-produzione e dei mezzi tecnici usati.
N: Prima di parlare dell’intervento per il flusso video è necessaria una breve parentesi riguardo l’origine del materiale di partenza dal quale tutto è partito. Le lastre da me incise erano in passato scarti della lavorazione delle grondaie. Una tipologia di pre-traccia insita nelle lastre (oltre alle ossidazioni e ai segni-graffi che il caso ha depositato sulle loro superfici) erano le piegature che il foglio di rame aveva in sé per fungere da scolo. Ogni lastra che raccoglievo veniva per primo appiattita, resa superficie piana attraverso un intervento di apertura della forma prestabilita. Subiva un cambio di ruolo. Una volta appianata avrebbe perso il compito di contenere e trasportare acqua, acquisendo la capacità di contenere e custodire altre tracce. Questo intervento esterno ha permesso alle pieghe di divenire a loro volta solchi e canali, e rappresentano dunque le tracce più marcate delle lastre: profondi fossi rettilinei che attraversano interamente la sottile lamina. Sulle lastre vi si depositeranno dunque una serie diversificata di interventi, distinti per tipologia di strumento, per intensità di pressione, volontà di gesto e costanza di precisione. Dall’esecuzione e stampa alla scelta per il progetto mmcd sono passati sette anni e  si è creato naturalmente e gradualmente un distacco di tipo emotivo, visivo ed esecutivo: un ulteriore e possibile livello interpretativo e di dialogo. Il non ricordare quasi più come quei segni fossero stati tracciati e con quale pressione e stato d’animo impressi sulle lamine di rame, mi ha portato ad osservare quelle carte – ora mappe – con gli stessi occhi di chi osserva le cose della natura.
Ciò che ha permesso questo cambio di ruolo è la scansione della stampa. Con essa si crea una copia digitale, virtuale, immateriale. Sarà lei ora che si disporrà all’intervento. Potenzialmente riproducibile all’infinito. In realtà analizzabile all’infinito. Modifica fisica e di ruolo. L’elevata risoluzione delle neostampe consente di avere delle immagini più vere degli originali, perché la loro virtuale vastità permette di apprezzare e soffermarsi su particolari che l’occhio umano non può percepire così chiaramente. Sono ora molto più leggibili, più grandi, più percorribili di quando erano trattenuti dalla carta. Nuove parti di quel piccolo lembo di terra che era la stampa possono ora essere visitate prima di tutto dagli stessi elementi che compongono l’immagine. Le regole cambiano e tutto è possibile.  Nell’analizzarle mi accorgevo che ognuna aveva delle possibili chiavi di lettura, degli accessi alternativi alla loro comprensione. Il rapporto è cambiato. L’immagine a monitor si mostrava e si lasciava esplorare in maniera apparentemente passiva. La mia volontà di indagare la stampa era pari alla volontà della stessa di essere osservata. L’entrare visivamente all’interno di quelle rappresentazioni era come accedere concretamente in un luogo che si era solo immaginato. Dovevo intervenire in maniera non invasiva, speravo di poterle manipolare con strumenti invisibili, che non fossero in grado di lasciare tracce del loro passaggio. Ho scelto di farlo con la tavoletta grafica, ossia una penna digitale che mi ha permesso di isolare, ripulire, fondere, copiare e cancellare parti dell’immagine, per poi dislocarle in altre zone, creando dei livelli e gestendoli  come presenze fugaci, permettendo loro di dialogare in altri modi all’interno del nuovo ambiente. Una possibilità, non l’unica. L’intervento grafico/digitale è per alcune stampe molto preciso e accurato, per altre è quasi del tutto assente. È sempre però successivo alla scoperta della chiave di lettura dell’immagine, del modo di raccontare una possibile vicenda, percorso, situazione, mutamento. O alla volontà di una visione più dettagliata e per questo più vera, più emozionale. Con questo triplice intervento (scansione, analisi e modifica) si dà alla stampa – ora file immagine – un nuovo compito. Smette di essere solo un foglio di carta impresso da una matrice inchiostrata – quindi un prodotto –  per divenire lei stessa lastra. Matrice. Da lei si parte per generare un possibile evento che però le appartiene. Il suo ruolo diviene attivo perché collabora alla pari con chi la modifica. Le dense e vellutate arterie di inchiostro che la carta tratteneva con sé ora si liberano, si mostrano più chiaramente, si fanno modificare, decomporre e ricomporre, pulire e ricollocare, analizzare fin nei minimi particolari per poter esprimere pienamente le loro qualità. Sembra una forzatura ma è in realtà una possibilità che queste immagini dovevano avere. Percorsi semplici e naturali che raccontano delle possibilità.

 

mano morta con dita

Supporto tecnico: video hd, b/n
Riprese: Nicola Cavallaro
Script: Nicola Cavallaro, Luca Rizzatello
Musica: Luca Rizzatello
Durata: 14’ 30’’
Anno: 2012

mano morta con dita è uno studio sul nero. oppure è un teatrino dove i personaggi non sono più carne però non sono ancora ombre: sono umori neri. perciò sono spiritati, e spiritosi, e hanno un cuore d’oro. oppure si rovescia un bicchiere con l’inchiostro e si sta ad ascoltare.

mano morta con dita from Prufrock spa on Vimeo.

Approfondimenti su: manomortacondita.wordpress.com

 

 

5) Nelle prime sequenze di mano morta con dita la camera scorre lungo un solco della superficie lignea che potrebbe sembrare anche un solco del neocortex creando un palcoscenico interscambiabile dove i personaggi sono esperibili oltre la vista e l’udito: potremmo parlare di bio-surrealismo?
N: Analizzando sia le stampe che gli episodi video, parlerei di una metafisica dei materiali e delle superfici.  Nell’intervento digitale di animazione si dà alle figure/forme/personaggi la possibilità di dislocarsi negli scenari, di agire in essi, di lasciare il proprio ambiente per vivere altrove. Isolare un particolare e avvicinarsi a esso. Fondere il fronte e il retro di una lastra e scoprirne le luci e le ombre. Stratificare in un’unica inquadratura macropanoramiche di dettagli segnici.  E molto altro. Si manifestano dei cambiamenti e degli eventi che nella visione della stampa erano forse solo immaginabili.

6) I lavori di Mario Giacomelli ti hanno in qualche modo influenzato? Ed anche: i solchi, il senso dell’attesa e Lucio Fontana…
N: Nel 2004, quando iniziai il corso di incisione, l’unica influenza che mi accompagnò in quell’esperienza calcografica furono proprio i segni e le tracce che le lastre di rame già contenevano. Era tutto molto sperimentale, nel senso che io sperimentavo per la prima volta quella tipologia di interventi. Desideravo semplicemente vedere ciò che quelle diverse ferite da me inferte restituivano in stampa. Il mio era un dialogo con le superfici; analizzandole come fossero mappe volevo inserirmi e creare un mio percorso, dove possibile.  Gli interventi che feci poi nel video erano strettamente funzionali a quanto creato in stampa, mi ero dato la regola di sfruttare pienamente le potenzialità di quelle immagini che chiedevano ancora di essere usate, come a suo tempo feci con le lastre.

7) L’apice nel finale d mano morta con dita: l’uovo che è il contenitore della vicenda, in cui si possono individuare elementi simbolici relativi al bene e al male, sembra poi trasformarsi in una bilancia le cui braccia si ritraggono come se volessero rifiutarsi di misurare i comportamenti dei personaggi narrati. È una interpretazione plausibile?
L: Una linea di analisi potrebbe prendere le mosse dalla domanda “cosa è vero?”; credo che il rifiuto di misurare i comportamenti dei personaggi, ovvero di distinguere il bene dal male, si sia imposto come una condizione necessaria per lo svolgimento della narrazione. La tecnica del what if, o alzare continuamente la temperatura stilistica del testo, o l’allestimento di un immaginario dominato da un pensiero laterale, sono le premesse per creare qualcosa di veramente finto, e quindi coerente. Inoltre incartare il pesce nei fogli di giornale non è igienico.
N: Lo è. Nell’ultimo video assistiamo a due dinamiche che sono agli opposti. La presenza di un denso segno che, riprendendo contatto con la chiara superficie che gli apparteneva, per la prima volta la percorre e la vive in quel modo, permeàndo nuovamente quegli spazi. Di contro abbiamo due segni molto più leggeri che nel finale si ritirano e lasciano quegli spazi, come se non accettassero la loro condizione. Nella stampa erano fissi e immutabili. Ora non più. Sono due azioni diverse ma che hanno il valore della possibilità, della scelta. Possono dunque rappresentare due comportamenti. Il primo segno lentamente manifesta e concretizza l’intera tensione accumulata sino a quel punto, rientrando in scena per risalire fino a penetrare l’uovo, mentre al suo fianco altri due segni si congedano.

8) Il doppio che si ritrae è ricorrente in entrambi i lavori, in  loomen è presente una sequenza con due bastoni che a intermittenza escono da due buchi, in mano morta con dita il finale, già citato sopra, qual è il legame?
N: Lavorare col doppio crea interessanti possibilità di dialogo. È un confronto che nell’alternanza crea ritmo e movimento, incertezza e diversità. I protagonisti possono rimanere o andarsene. In loomen ci si aspetta che prima o poi un bastone esca e ci tocchi, o che prosegua all’infinito. Mentre in mmcd la piana condizione dei piccoli segni sembra farli svanire per sempre nella fitta texture che li contiene.
L: Il doppio che si ritrae, che abbiamo tentato di ritrarre, si è presentato anche in fase compositiva. In mmcd i video sono stati realizzati a partire dalle musiche, invece in loomen è avvenuto il contrario. Il solo fatto di dover sincronizzare video su audio oppure audio su video impone al sincronizzatore restrizioni di tipo differente, e quindi soluzioni stilistiche differenti; questo è l’unico elemento di parziale aleatorietà che ci siamo concessi. Nello specifico: la traccia audio che accompagna la scena dei bastoni è stata prodotta utilizzando come materiale ritmico i campionamenti di uno schiocco di dita e di un foglio di carta che si strappa, entrambi associabili alla parola snap, e probabilmente non è un caso se in quella sequenza si trova l’unico concetto espresso verbalmente, che appartiene a Franz Kafka. 

9) In  loomen  i personaggi non mutano anche se si muovono in complesse coreografie, avete voluto ribaltare il concetto di metamorfosi degli oggetti, focale in autori come Svankmajer e Brothers Quay?
N: Nel video il nastro di piombo evolve e acquisisce consapevolezza delle proprie capacità attraverso il movimento, l’azione. Il rotolare gli permette di percepirsi e percepire lo spazio attorno a lui. Gli oggetti/personaggi che incontra sono anch’essi coerenti con la propria struttura e con le proprie possibilità, sono funzionali e perciò acquisiscono una naturalezza che appartiene agli esseri viventi, una vivacità e una vitalità che li rende evoluti e coordinati.

10) Fin dai primi attimi di visione di  loomen ho associato il senso del ritmo che ne emerge al balletto classico. Alla fine del video, in una sequenza veramente emozionante, i mattoncini si esibiscono in una coreografia: c’è dunque qualche attinenza con la danza?N: Esiste in quanto sono degli oggetti/corpi che si muovono e agiscono in uno spazio, e lo fanno mostrando le loro potenzialità. La stop motion ne aumenta la fluidità dei movimenti e ne accentua le dinamiche. Il ritmo che si può percepire è paragonabile alla frequenza del battito, del respiro e della pressione che permette le loro minime o complesse evoluzioni all’interno delle due stanze.

 

loomen

Supporto tecnico: video hd, b/n
Riprese: Nicola Cavallaro 
Script: Nicola Cavallaro, Luca Rizzatello 
Musica: Luca Rizzatello
Durata: 11’ 36’’
Anno: 2013

loomen è una storia di frontiera e poi di detenzione e poi di redenzione. ma è anche un romanzo di informazione sulla gravità e sulla vita agra del piombo, che è tossico e ha peso specifico 11.34 e non potrà mai tramutarsi in oro. loomen è non un burattino di legno, non un taglialegna di latta: è un nastro nascente.

loomen from Prufrock spa on Vimeo.

 

Quattro tavole preparatorie per loomen -1

Quattro tavole preparatorie per loomen -1

Quattro tavole preparatorie per loomen -2

Quattro tavole preparatorie per loomen -2

 

 

 

 

 

 

 

 

Quattro tavole preparatorie per loomen - 4

Quattro tavole preparatorie per loomen – 4

Quattro tavole preparatorie per loomen - 3

Quattro tavole preparatorie per loomen – 3

 

 

 

 

 

 

 

 

11) Parliamo sempre di loomen , pare ci sia l’intenzione di sviluppare il concetto di diversità. Dall’astrazione si afferrano immagini che (mi) riportano a individui claudicanti, freak e nani; questi ultimi mi hanno poi ricondotto al testo di mano morta con dita

L: I testi di mmcd a un certo grado di lettura potrebbero rimandare alle suggestioni offerte da un bestiario, in cui le anomalie vengono considerate una risorsa, e come tali messe sul piedistallo. Va detto che tra le tesi di fondo di mmcd non sono pervenute quelle per cui A. siamo tutti speciali a modo nostro, tantomeno quelle per cui B. le sofferenze/gli sbagli aiutano a crescere. Nessuno dei personaggi del libro è quello che dice di essere/che dicono sia, ma questo gioco delle parti non è mai frutto di strategie sociali o di esercizi carismatici: banalmente ciascun personaggio è sprovvisto degli strumenti per poter agire nel mondo, nel modo in cui vorrebbe o nel modo in cui vorrebbero; ma complessivamente tutto ciò non è rilevante, come del resto non sarebbe rilevante il contrario, perché nessun personaggio comunica con nessun altro personaggio.
N: Come un alieno catapultato all’interno di due piccole stanze quadrate collegate da un ponte, l’iniziale tubo di piombo aggrovigliato prende fin da subito consapevolezza delle proprie possibilità e capacità. È già attivo prima ancora di accorgersi dove si trova. Apparentemente limitato da un corpo pesante e nastriforme egli appare in grado di vivere e analizzare il nuovo ambiente che lo circonda e di far fronte a ciò che la realtà gli propone. Il contatto con un altro oggetto diverso da lui (la molla arrugginita di una tapparella) gli permette di scoprire una nuova potenzialità che il suo corpo possiede. È il superamento di un limite.

12) Quanto la psicodinamica delle relazioni familiari c’entra con il testo poetico di mano morta con dita? E perché hai preferito recitare tu la poesia?
L: In mmcd il nucleo familiare padre+madre+figlia è un organismo scarsamente funzionale ai margini di un ecosistema imploso; posto che continuano a non valere i punti A. e B., ciò che ne consente la sopravvivenza dentro e fuori sono la gestione oculata del rimosso, l’intelligenza anafettiva, l’istinto clientelare. I personaggi esterni alla famiglia (es. il nano, la stagista, l’analista, la spolveratice, …) sono variamente relati, nove volte su dieci per ragioni disdicevoli, e nessuno ha familiarità con le relazioni. Tradizionalmente i miei testi vengono letti da un vocal reader, ma in questo caso ho ritenuto opportuno farli leggere da me per evitare che la dizione glaciale di un software contribuisse a confermare l’opinione secondo la quale mmcd sia un libro pervaso di ironia; mmcd non è un libro ironico, se chi lo legge decide di utilizzare tale stratagemma per normalizzarne i contenuti, posso comprenderlo, ma è un altro campionato.

13) Caos e ordine si alternano in entrambi i video e pur avendo due chiuse che segnano il ristabilimento della quiete e della simmetria del symbolon, si ha l’impressione di una forte entropia che si è accumulata nello scorrere dei minuti. In tutto questo quali funzioni hanno il testo poetico, la musica e il bianco e nero?
L: Avendo i testi di mmcd una forte impronta allegorica, cose e segni potrebbero confondersi, invitando chi legge a un esercizio di ordinamento individuale; l’assenza di nomi propri, o di dettagli connotanti, o di punteggiatura, si muove nella stessa direzione. La musica in entrambi i casi è stata concepita come un flusso unico, in senso narrativo, con riprese e decostruzioni; in mmcd il riferimento principale è la drone music, perché nel racconto tutto procede per scarti minimi, all’interno di una dimensione circolare, di tempo sospeso, o infinitamente replicabile; molte parti sono state eseguite e poi rallentate in postproduzione, un po’ come accade quando si rivivono mentalmente gli inciampi dell’appuntamento galante occorso la sera prima. Invece in loomen [CONTIENE SPOILER] l’ambientazione sonora è stata originata dalla mia interpretazione della storia non detta del protagonista, che mi figuro essere una forma aliena in avanscoperta sul pianeta Terra. Perciò tutta la musica che si sente dovrebbe essere la musica che il protagonista ha nella sua testa, in altri termini il suo linguaggio, che progressivamente viene contaminato dai linguaggi dell’ambiente ospite, che risulta essere assai ostile e deformante.
N: I due video nella mia testa non sono ancora chiusi. Il progetto mmcd era ed è aperto a molte contaminazioni e reinterpretazioni, sia nel testo che nel comparto audio video. Le stampe hanno a mio avviso un potenziale che ho in più versioni sfruttato e analizzato, e credo riusciremo a fare altri lavori con una loro solidità e identità. L’entropia che si avverte è proprio dovuta a questa sensazione di continuità che le opere trasmettono, come se ci fosse ancora molto da dire e mostrare. Gli episodi brevi permettono di creare un mosaico interscambiabile che, assieme al bianco e nero, annullano una reale progressione temporale ed emozionale ad un livello esteriore e superficiale. Ciò permette ai simboli e alle atmosfere di penetrare e radicare nello spettatore, che può così tentare di ricomporne la struttura, una ulteriore trama.

 

Prufrock spa - logo

Prufrock spa – logo

 

Luca_RizzatelloLuca Rizzatello

Nato a Rovigo nel 1983. Nel 2005 fonda con l’artista Nicola Cavallaro il laboratorio Prufrock spa, producendo un album musicale (Albus, -a, -um) e videoinstallazioni per reading poetici. Dal 2004 è giurato e coordinatore del Premio letterario Anna Osti di Costa di Rovigo. Nel 2007 pubblica il libro Ossidi se piove (Valentina Editrice). Nel 2008 entra a far parte della giuria del concorso di poesia bandito dall’Associazione Culturale Tapirulan, patrocinato dall’Università degli studi di Parma, e cura la raccolta antologica Grilli per l’attesa – Una riscrittura di Pinocchio (Valentina Editrice), versione libresca del progetto di riscrittura per ambienti Make it Happening, elaborato con frederico f. (Father Murphy, St. Louis & Lawrence Books). Dal 2009 cura la rassegna Precipitati e composti, per la promozione del rapporto tra composizione poetica e composizione musicale. Collabora con il portale Poesia 2.0, con la rubrica tigre contro grammofono. Nel 2012 pubblica il libro mano morta con dita (Valentina Editrice), e fonda le Edizioni Prufrock spa.

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Nato nel 1982 a Rovigo, nel 2008 si laurea con lode in pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia con una tesi su Oskar Fischinger. Nel 2005 inizia a fondere la pittura, l’incisione, la fotografia e la passione per i materiali di recupero in un unico mezzo espressivo: il video di animazione realizzato con tecniche tradizionali. Nello stesso anno fonda con Luca Rizzatello i Laboratori Prufrock spa, dove gran parte del suo lavoro incontra parole e musica. Apprende e sperimenta numerose tecniche di animazione con le quali realizza videoclip, cortometraggi, videoinstallazioni per reading poetici e booktrailers.

 

 

 

 

 

La scrittura modulare di William S. Burroughs < = > Vittore Baroni

Con un giorno di ritardo rispetto alla scadenza ultima per la celebrazione del centenario dalla nascita di William S. Burroughs, pubblichiamo oggi il nostro tributo su  f l o e m a – esplorazioni della parola, proponendo un documento inedito di Vittore Baroni (tesi di laurea su Burroughs dell’anno accademico 1985-86), una breve prefazione dello stesso Baroni sulla storia di questo lavoro e alcuni interessanti contributi video e fotografici. Potete immergervi in questo primo articolo del 2015 cliccando su questo link:

https://www.diaforia.org/floema/2015/01/01/la-scrittura-modulare-di-william-s-burroughs-vittore-baroni/

William S. Burroughs negli anni '60

William S. Burroughs negli anni ’60

[dia•foria + GIANNI TOTI = rassegna “Tu se sai dire dillo”

Siamo in procinto di pubblicare il secondo volume della Nuova Serie di [dia•foria (con Edizioni Cinquemarzo). Dopo “Faccia non mente”, sei racconti fisio-patognomici, è la volta della poesia con un personaggio di prima grandezza: Gianni Toti.
Con molta soddisfazione presenteremo la prima antologia completa dell’opera poetica di Toti, “TOTILOGIA”, nella rassegna milanese “Tu se sai dire dillo”, ideata e curata da Biagio Cepollaro.

La giornata dedicata a Gianni Toti e diretta da [dia•foria sarà giovedì 18 settembre, a partire dalle ore 19.00 fino alle 23.00, presso la Galleria d’arte Ostrakon di Dorino Iemmi, via Pastrengo 15 – Milano.

Questo il programma della giornata:

ore 19.00

Biagio Cepollaro legge Giuliano Mesa

Buffet e aperitivo

ore 21.00

Gianni Toti e la Casa Totiana
a cura di Daniele Poletti e con la collaborazione della Casa Totiana

Invitati e interventi:
Daniele Poletti, Ermanno Moretti, Daniele Bellomi, Pia Abelli Toti, Dome Bulfaro, Giovanni Anceschi, Pier Luigi Ferro, Raffaele Perrotta, Giacomo Verde, Giacomo Cerrai

Pia Abelli Toti parlerà della Casa Totiana e di Gianni Toti.

Daniele Poletti e Ermanno Moretti presenteranno [dia•foria e il libro TOTILOGIA.
È la prima antologia completa dell’opera poetica di Toti, corredata da interventi critici, creativi e da un inedito.
La realizzazione del libro è stata possibile grazie al sostegno de La Casa Totiana.

Giacomo Verde presenterà il video Fine Fine Millennio, che partecipò all’UTAPE del 1987, con Gianni Toti in giuria

Proiezione di 2/4, video di Gianni Toti

Per il programma completo della rassegna (che parte il 18 settembre e si chiude il 20 settembre) potete visitare il sito di Biagio Cepollaro a questo indirizzo:

http://poesiadafare.wordpress.com/2014/08/27/tu-se-sai-dire-dillo-2014/

Gianni Toti

Gianni Toti

We are about to publish our second issue of the new series of [dia•foria (with Edizioni Cinquemarzo). After “Faccia non mente”, six short novels on the topic of Physio-Pathognomonics, it’s time to face poetry and a very prominent figure: Gianni Toti.
It will be a pleasure to present the first official collection of Toti’s works entitled “TOTILOGIA” during the festival in Milan “Tu se sai dire dillo” (if you know how to say it, say it), conceived and curated by Biagio Cepollaro.

The Gianni Toti dedicated day conducted by [dia•foria will take place on Thursday, September 18 from 7pm to 11pm inside Dorino Iemmi’s Ostrakon Art Gallery in via Pastrengo 15 – Milan.

You can read the full program of the festival (September 18 to 20) at Biagio Cepollaro’s site (in Italian):

http://poesiadafare.wordpress.com/2014/08/27/tu-se-sai-dire-dillo-2014/

FACCIA non MENTE – il booktrailer

In occasione del Festival del libro di Lissone “Libritudine”, domenica 15 giugno alle ore 20.30 abbiamo presentato in anteprima il booktrailer del nostro FACCIA non MENTE (sei racconti fisio-patognomici con sei icone).

Il video è stato realizzato realizzato da:

Soggetto e regia: Walt G. Catalano
Montaggio: Roberto Scalisi
Interpreti: Isotta Migliorini, Michele Simonetti
Costumi: Giorgio White

Il booktrailer è un lavoro creativo autonomo, pensato appositamente per [dia•foria, che non si ispira direttamente ai racconti presenti nel libro, ma più in generale tratta del tema della fisiognomica, secondo modalità piuttosto astratte e stranianti, evitando naturalismo e pedissequità.

FACCIA non MENTE
Autori: Ester Armanino, Sergio Costa, Livia Del Gaudio, Valentina Ramacciotti, Fabio Donalisio, Barbara Di Gregorio
Artisti: Matteo Ciardini, Davide Lippolis, David Paolinetti, Annalisa Pisoni, Federico Romero Bayter, Filippo Ciavoli Cortelli

 

 

During the Festival del libro in Lissone “Libritudine”, on Sunday, June 15 at 8.30pm we presented the premiere of FACCIA non MENTE‘s booktrailer (Face doesn’t lie, six short novels on the topic of Physio-Pathognomonics).

The video was conceived and created by:

Script and direction: Walt G. Catalano
Editing: Roberto Scalisi
Starring: Isotta Migliorini, Michele Simonetti
Costumes: Giorgio White

The booktrailer is a standalone work expressly conceived by [dia•foria and that is not directly inspired by the six tales featured in the book. It rather spins around the theme of Physio-Pathognomonics following an abstract and startling pattern that shuns banality.

FACCIA non MENTE
Writers: Ester Armanino, Sergio Costa, Livia Del Gaudio, Valentina Ramacciotti, Fabio Donalisio, Barbara Di Gregorio
Artists: Matteo Ciardini, Davide Lippolis, David Paolinetti, Annalisa Pisoni, Federico Romero Bayter, Filippo Ciavoli Cortelli

VipCancro – Gamma (2013)

Fosse comuni sonore: abbandono all’emotività primigenia

di Walter G. Catalano

L’ultimo lavoro concepito dal gruppo di improvvisazione elettro-acustica VipCancro si presenta come colonna sonora della mutazione: suoni che sfrecciano nelle lande desolate del tempo, avanzano danzando in spirali genetico/pentagrammatiche senza fine, distruggono la geometria della rette cercando di redimersi dalla propria solitudine. È difficoltoso distinguersi nel mare magnum della musica “ambient”, etichetta certo fuorviante per iniziare un’indagine oggettiva di un lavoro tanto liminare. 
Il difetto che ci pare di riscontrare  in molti gruppi che si muovono fra gli stilemi drone, elettronica e noise è proprio la matrice da cui deriva l’atto creativo. Il percorso dell’improvvisazione che porta fino all’applicazione dell’alea nelle composizioni, sembra essersi impoverito a causa di una meccanizzazione del processo: ciò che dovrebbe scardinare le porte della percezione sonora, grazie ad aperture di senso poco, o mai frequentate, è divenuto un manierato intellettualismo costruito da buoni artigiani, nel peggiore dei casi a tavolino. Nihil sub sole novi, certo, ma nell’ambito di coordinate ormai precise ci sembra inutile procedere per derivazione: banalmente dovrebbe essere pacifica la necessità di trasformare le proprie influenze in materiale adamantino fresco, o quantomeno non ammorbato da una stanca e poco genuina ripetizione di cliches.
GAMMA, terzo album dei Vip Cancro è formato da cellule vegetali ed animali, al suo interno è presente stratificazione psichica, fossili di ere passate, minerali. Ognuno dei componenti del gruppo ha un background diverso ed è questa crisalide a sprigionare i protocolori dell’attività creativa. In tutti i lavori si riscontra la vicinanza e il cortocircuito con la musica contemporanea e colta: in particolare serpeggia lo spirito di La Monte Young ed il suo “Theatre of  Eternal Music”, dove la ripetizione minimalistica assume un aspetto divergente, con l’avallo di frequenti disaccoppiamenti melodici che scavalcando i bordoni della trascendenza si concretizzano in un suono pienamente materico, di pietre erose calpestabili solo e soltanto a piedi nudi.
Il momento cruciale nella vita di Zenone, protagonista di “Opera al nero” di Marguerite Yourcenar, si manifesta nel passaggio d’interesse dalla dialettica alle forme, in particolare nel rapporto fra corpo e universo. Lui stesso sarà la realizzazione dell’opera nigra, ma per far sì che ciò accada, l’unica via percorribile si concretizza nella fase alchemica denominata “nigredo”: spoliazione delle forme. Solo intraprendendo questo cambiamento riuscirà ad evolvere e bruciare l’anima psichica sul fuoco della ragione. Allo stesso modo Gamma è la descrizione sintattico/sonora della deformazione dell’attimo immerso nello spazio-tempo. Per comprenderlo appieno è necessario provocare un big bang mnemonico, dimenticare la forma-suono per immergersi nel mellifluo manifestarsi di un’opera che restituisce in forma emotiva le stimolazioni inconsce: spoliazione dell’io per il ritorno all’io.
GAMMA potrebbe dare nuova vita alle immagini di “Begotten” di Elias Meridge dove Dio si suicida per permettere alla propria materia di fuoriuscire e ri-crearsi.

L’inserimento del pianoforte nella traccia iniziale, un preludio, è stato necessario per creare lo stato d’attesa che si affievolisce nel susseguirsi delle monolitiche tracce; s’intravede, si percepisce ad intermittenza, sino alla dissipazione d’ogni dubbio negli ultimi minuti d’ascolto.

VipCancro - Copertina "Gamma" (2013)

VipCancro – Copertina “Gamma” (2013)

1) Nel vostro ultimo lavoro (“Gamma”, 2013) c’è una griglia compositiva che sembra assente in “Xax” e progressivamente, quasi arrogandosi il diritto di esistere, una struttura. C’è stata l’esigenza di intraprendere una strada compositiva diversa?

Relativamente a “Gamma” non ci siamo prefissati dei canoni da seguire. In questi anni il nostro lavoro si è naturalmente e istintivamente evoluto, o meglio modificato, principalmente grazie alle esperienze maturate sia nella pratica delle sessioni di registrazione che in progetti tematici a noi vicini e in collaborazioni che ci hanno affascinato e stimolato di conseguenza. In alcune sessioni abbiamo prestabilito l’idea di una struttura ma come richiamo suggestivo e senza inibire un eventuale scostamento da quell’idea.

2) In “Gamma” spiccano degli assi attorno ai quali ruotano masse sonore che si estendono dal basso al sovracuto, una traslazione electro-ambient degli accordi a grattacielo di Arthur Hoérée, ritenete di essere stati in qualche modo influenzati da queste strutture sonore?

Le nostre influenze sono molteplici e in certa misura tutte ci hanno dato degli input, e continuano a farlo. Il cromatismo in “Gamma” è evidente e più accentuato in relazione al passato, anche gli eventi si snodano in una maniera meno statica che in precedenza. Un accostamento a Hoérée, più che per quanto riguarda quest’ultimo LP o il nostro approccio “compositivo” odierno in generale, sarebbe più consono relativamente alle sonorizzazioni. Prendiamo ad esempio “Waxworks”. In questo caso ci siamo ritrovati a dialogare con la realtà, o meglio con la rappresentazione di una realtà deformata dal mezzo cinematografico utilizzato in chiave espressionista. Questo tipo di enfasi sicuramente ha inciso sull’accompagnamento sonoro che ne è nato. Di conseguenza abbiamo avuto a che fare con un registro emotivo molto ampio, il che ha portato a soluzioni oscillanti tra estremi parecchio distanti tra loro in senso verticale.

3) Le emozioni che si provano ascoltando “Gamma” mi hanno suggerito la teoria di Pitagora riguardo la così detta “Musica delle sfere”: l’universo veniva considerato come un enorme sistema di proporzioni numeriche e i movimenti dei corpi celesti avrebbero prodotto una sorta di musica, non udibile dall’orecchio umano, ma consistente in concetti armonico-matematici. In quale punto possiamo trovare una connessione (se c’è) tra queste teorie e la vostra musica?

E’ necessaria, a proposito di questa tematica, una distinzione fondamentale. La teoria pitagorica inseguiva un’ideale di ordine, di proporzione, di armonia, legata a rapporti tra numeri e quindi affetta da razionalità, un primo tentativo di canonizzazione se vogliamo, ripreso poi anche da Platone per quanto riguarda tutto il discorso sulle forme perfette, ecc… Se vogliamo accennare a un richiamo “cosmico” insito nel nostro lavoro ed effettivamente centrale, dovremmo fare un passo indietro e tornare in una dimensione di “brodo primordiale”, a quel momento magmatico in divenire dove l’ordine di cui parla Pitagora non ha ancora trovato attuazione.

4) In matematica esistono numeri razionali ed irrazionali i cui decimali hanno una certa musicalità che si identifica in una melodia riconoscibile e ridondante nei primi, in una cacofonia nei secondi: è possibile che la musica di matrice ambient e drone rispetti questo tipo di costruzione matematica?

Accennando ancora a Pitagora, c’è una leggenda in cui si narra che il Maestro fece annegare uno dei suoi discepoli, perché fu il primo che sottolineò l’irrisolvibilità della radice quadrata di 2. Forse una metafora, che ci fa ben capire come per Pitagora comprendere nel suo progetto un fattore di irrazionalità fosse alquanto difficile e rimarca ancora una volta la sua predilezione per un’ideale di ordine e armonia. Dal momento che per onestà intellettuale non si può chiudere gli occhi di fronte alla verità, la problematica riguardante i numeri irrazionali dovette in seguito essere comunque affrontata. Qui poi ci troveremmo a entrare in un ginepraio alquanto complesso e assolutamente non di nostra competenza (vedi Gödel e il teorema dell’incompiutezza e le altre dimostrazioni sul fatto che non può esistere un sistema razionale perfetto, i limiti della logica, ecc…). In ogni modo, se vogliamo trovare delle assonanze -e scusa il paradossale gioco di parole- tra i numeri irrazionali e certi tipi di sonorità dissonanti intorno alle quali ci muoviamo, ma non restringendo il campo al solo contesto ambient e drone, la risposta crediamo possa essere affermativa.


5) Avete mai cercato di riprodurre intenzionalmente un rumore bianco puro? (Assenza di periodicità nel tempo e ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze)

Il termine riprodurre purtroppo risulta sempre abbastanza incerto. Piuttosto sarebbe meglio dire che si può tentare di imitare un suono tramite una sorgente sonora differente da quella di origine, e gli esempi possono essere molteplici, pensiamo solo a un semplice fischietto da richiamo utilizzato da un cacciatore. Non si può parlare di riproduzione perché il suono generato dal fischietto presenterà tuttavia delle differenze, seppur minime e magari indistinguibili a “orecchio nudo”, da quello con cui si confronta. Comunque in quello che facciamo c’è qualcosa di simile a un rumore bianco o almeno a qualcosa che viene percepito come tale. Altre volte lo stesso rumore bianco è utilizzato consapevolmente, non imitato ma generato direttamente dalle nostre apparecchiature elettroniche.

6) In “Magicicada” la complessa polifonia di ciascuna parte è incorporata in un flusso sonoro in cui le armonie si fondono l’una nell’altra, mutando molto lentamente. Qual è stato il percorso che vi ha portato a questo risultato che avvicina oggi il vostro lavoro sempre di più alla musica contemporanea?

Facendo riferimento a “Magicicada” hai colto una costante del nostro modus operandi, già presente fin dai primordi della nostra esperienza, ma non ancora così evidente. Infatti se in passato l’aspetto dronico rischiava di prendere il sopravvento sugli eventi di rottura, in “Magicicada”, e un po’ in tutto “Gamma”, questi due momenti opposti trovano un maggiore equilibrio lungo la stesura del pezzo. Come hai giustamente sottolineato, nella Musica Contemporanea, spesso si riscontrano queste caratteristiche formali. Quello che facciamo ne è certamente influenzato, anzi sarebbe più corretto dire che si tratta di fascinazione nei confronti di certi suoni, e dell’utilizzo che ne viene fatto, spaziando dalla musica concreta allo spettralismo, ecc… Ma gli ambiti a cui guardiamo sono molteplici e non solo ristretti a quel mondo musicale.

7) Nell’ouverture di Gamma si avverte l’esigenza di narrare l’antecedente, c’è la promessa d’un debordare sonoro atavico che non si manifesta, lasciando lo spazio, nelle tracce seguenti, ad una estenuante descrizione dell’attesa: quanto reputate importante questo primo segmento nell’intera struttura di Gamma?

Beh, sì, potremmo anche definirla un’ouverture. La funzione dell’ouverture, sappiamo, è sempre stata quella di presentare in linea di massima ciò che poi nel resto dell’azione viene approfondito ed esteso. Questa prima traccia è abbastanza paradigmatica in tal senso. E’ vero che crea una forte aspettativa e che la tensione sembra risolversi con l’ascolto dei pezzi successivi, dove gli elementi di rottura acquistano rilievo, come già abbiamo detto a proposito di “Magicicada”, ma è anche vero che questa immagine di incompiutezza si ripresenta sempre, come nella vita reale. “Timpani” rappresenta quel magma in metamorfosi continua da cui in ogni momento può scaturire qualcosa di brusco e fortuito. Questo è anche specchio di tutto il nostro percorso, del rapporto tra la pratica consueta e i momenti “altri” (collaborazioni, ecc…), e non è altro che una metafora dell’esistenza stessa: qualcosa che è in continuo movimento, sia quando non lo dà a vedere sia quando gli accadimenti risultano molto evidenti.

8) Alcune opere di Francis Bacon ritraggono soggetti vittime della routine di contesti familiari/infernali.  In “Giorni di carne” sembrano prendere vita gli echi di queste esistenze costrette, in gabbie, ad un eterno ripiegarsi su se stesse, vi trovate d’accordo riguardo a questa nostra impressione?

Si parlava in precedenza di esistenzialismo. Chi meglio di Bacon ha rappresentato l’angoscia di una vita in inarrestabile decadimento? Ora però noi non siamo così pessimisti in realtà. Nel nostro caso l’esistenzialismo trova soluzione in una sorta di contemplazione “cosmica”, che, è vero, ci dà la consapevolezza di essere impotenti di fronte all’abisso, ma ci permette anche di ammirarne l’incommensurabile maestosità per poter sopportare le miserie del quotidiano.

9) L’improvvisazione è l’anima delle molte sonorizzazioni che avete realizzato spaziando anche tra cinema, teatro e performance. Come cambiano le dinamiche all’interno del gruppo durante questi eventi live?

L’improvvisazione è la nostra anima tout court, non solo nelle sonorizzazioni. In questi casi siamo spesso costretti, e questo però può essere anche motivo di stimolo, a mettere dei paletti necessari all’interazione. Certamente il soggetto è fondamentale. E’ fondamentale soprattutto ciò che ci accomuna al soggetto, ciò che possiamo esaltare del contenuto grazie al nostro intervento.  In alcuni casi coinvolgiamo anche altri strumentisti a tal fine. Tra i partecipanti ci deve essere essenzialmente un’empatia comune e sapere chiaramente cosa si vuol fare. Con questo presupposto i risultati sono sempre stati raggiunti fino ad oggi senza difficoltà.

10) Whitehouse, Stockhausen, Subotnick: secondo il vostro parere qual è stata la vera svolta che ha subìto la sperimentazione nella musica elettronica negli ultimi vent’anni e quali sono state le derive più importanti?

Non crediamo ci sia stata una svolta negli ultimi vent’anni se non nell’aspetto tecnologico che ha reso possibile una maggiore capacità di espressione e un più rapido sviluppo di idee sperimentali.
Ciò che è nato e maturato nelle accademie come nel caso di Stockhausen si è esteso a contesti più popolari grazie soprattutto al personal computer e alla massiccia digitalizzazione dei metodi di produzione. Tali metodi hanno moltiplicato l’uso di procedimenti sofisticati (esistenti ad esempio negli studi di fonologia analogici degli anni cinquanta e sessanta) e la loro applicazione in una miriade di creazioni musicali di genere.
Certamente Whitehouse è stato un pioniere di ciò che viene generalmente definito come “Industrial” e ad quel tempo fu proprio la diffusione di synth analogici a basso costo che facilitò il diffondersi di quella sottocultura a metà tra musica e arte.
In questi due contesti, accademia e sperimentazione popolare, Subotnick si pone perfettamente a metà così come la moltitudine dei compositori americani, meno rigorosi nell’approccio ma sempre molto attenti alle avanguardie tecnologiche e alla fruizione musicale.

11) Associazioni libere:

Latte
Humus
Cartilagine
Bambinesco
Scurrile
Cotone
Vibrante
Ortogonale
Pesce

Allora… ognuno di noi procede singolarmente:

FILIPPO – Latte/Opaco, Humus/Fresco, Cartilagine/Elastico, Bambinesco/Frignare, Scurrile/Volgare,     Cotone/Sole, Vibrante/Tremore, Ortogonale/Rigido, Pesce/Libero

ALBERTO– Latte/Crosta, Humus/Hummus, Cartilagine/Genesis P. Orridge, Bambinesco/Discorso, Scurrile/Pum Pum, Cotone/Pelle, Vibrante/Orchestra, Ortogonale/Rombo, Pesce/Calma

ANDREA – Latte/Superficie, Humus/Primordiale, Cartilagine/Bollito, Bambinesco/Bau, Scurrile/Brutale, Cotone/Infermeria, Vibrante/Sudore, Ortogonale/Diedri, Pesce/Totano

NICOLA –  Latte/sole, Humus/sangue, Cartilagine/freddo, Bambinesco/mario, Scurrile/trippa, Cotone/ruvido, Vibrante/sandali, Ortogonale/strada,Pesce/fritto

 

 

VipCancro

VipCancro - Live -

VipCancro – Live –

Quartetto di sperimentazione elettroacustica composto da Andrea Borghi (basso), Alberto Picchi (elettronica), Nicola Quiriconi (voce) e Filippo Ciavoli Cortelli (percussioni/nastri). Ispirandosi alla musica di ricerca e d’avanguardia il gruppo esplora i concetti di continuum e drone music in un contesto di tipo improvvisativo.
I primi due album – Xax e Tropico – hanno ricevuto critiche entusiastiche dalle testate specializzate quali Blow Up – “Una delle migliori uscite italiane di ambito ‘avant’ ascoltate negli ultimi mesi” – e Rumore – “Un nucleo di artisti che richiama e attualizza fasti improvvisativi nella miglior tradizione della ‘musica elettronica viva’ – mentre nel suo sito Head Heritage il musicista e saggista britannico Julian Cope ha speso parole lusinghiere – “Those of you meditative types seeking total post-Industrial shutdown should rush out and grab XAX by VipCancro, an excellent and highly individual quartet from Tuscany” -.
I membri del gruppo hanno fondato nel 2008 l’etichetta musicale Lisca Records con la quale pubblicano materiale proprio e di altri artisti affini, nomi noti della scena sperimentale nazionale ed internazionale.

www.liscarecords.com

 

 

Il Grande Persuasore – 3 articoli e qualche video

In attesa di presentarvi l’intervista al Maestro Antonio Agostini e un estratto della sua composizione dedicata a John Cage, Grains and variations, pubblichiamo le scansioni di due articoli comparsi rispettivamente su Il Manifesto del 13 ottobre 2012 (subito dopo la chiusura del DOCartoon Festival di Pietrasanta) e sul mensile Nocturno di dicembre.

Il Manifesto, 13 ottobre 2012

Entrambe sono a firma del regista e scrittore Corrado Farina che è anche autore della nostra ultima uscita Il Grande Persuasore (cartilagine n°9). Le strisce de Il Grande Persuasore sono state presentate in anteprima nazionale al DOCartoon Festival, erano rimaste inedite per più di 40 anni.

Nocturno, copertina Dicembre 2012

Nocturno, copertina dicembre 2012

Sfarinature, dicembre 2012

Sfarinature, Nocturno dicembre 2012

Sul sito Lo Spazio Bianco (dedicato ai fumetti) potete trovare invece una recensione di Elio Marracci alla nostra pubblicazione.



Qui potete ascoltare l’estratto dal podcast di Hollywood Party di Radio Rai 3 con ospite Corrado Farina:

Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser.

E infine qui sotto un brevissimo flash di Corrado Farina al DOCartoon e le due parti della sonorizzazione di una scelta di vignette de Il Grande Persuasore, eseguita dal gruppo di improvvisazione elettroacustica VipCancro, buona visione!

 

Before the anticipated interview to composer Antonio Agostini featuring an excerpt of the work, “Grains and variations”, dedicated to John Cage, we publish the scans of two articles that appeared on the newspaper Il Manifesto (October 13 2012, right after the end of DOCartoon Festival in Pietrasanta) and on the December issue of Nocturno (click on pictures above).

Both articles were written by director and writer Corrado Farina, who is also the guest of our last issue Il Grande Persuasore (cartilagine n°9). The comic strips of Il Grande Persuasore, which were officially presented during the 2012 DOCartoon Festival, have been unreleased for more than 40 years.

On the website Lo Spazio Bianco (a place dedicated to comic strips), you can find a review by Elio Marracci about our issue.



Here you can listen (in Italian) an excerpt from Hollywood Party’s podcast (aired on Radio Rai 3) featuring Corrado Farina as guest:

Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser.

Finally we posted a live feed of an interview of Corrado Farina at DOCartoon and two videos containing the sonorization of a selection of the strips from Il Grande Persuasore by electro-acoustic ensemble VipCancro. Enjoy!

 

Radio3, Hollywood Party – Il Grande Persuasore e Corrado Farina

Nella puntata radiofonica di Hollywood Party di lunedì 8 ottobre 2012, su Rai Radio3, Corrado Farina ha parlato in collegamento telefonico del DOCartoon Festival di Pietrasanta, dove si sta svolgendo la retrospettiva completa della sua opera.

Farina ha ricordato – con la freschezza e la simpatia che gli sono proprie – come [dia•foria abbia avuto un ruolo determinante riguardo alla sua presenza nel Festival e ovviamente ha descritto tutto il lavoro che è stato fatto intorno alle strisce de Il Grande Persuasore:

  • la pubblicazione a cura di [dia•foria, che raccoglie l’integrale delle strisce, rimaste inedite per più di 40 anni, con una prefazione di Oliviero Diliberto e una postfazione di Claudio Bertieri, che verrà presentata in anteprima nazionale GIOVEDI 11 ore 18.30, presso il Ristorante PepeNero, in occasione dell’inaugurazione della mostra di una scelta di strisce de Il Grande Persuasore, con allestimento sperimentale dei bioarchitetti di Bambuseto.
  • la sonorizzazione delle strisce del fumetto (in proiezione) che si è svolta DOMENICA 7, ore 18.00, presso il Chiostro di S. Agostino, ad opera del gruppo di improvvisazione elettroacustica VipCancro. VipCancro, formati da Andrea Borghi (basso), Alberto Picchi (elettronica), Nicola Quiriconi (voce), Filippo Ciavoli Cortelli (percussioni/nastri), David Paolinetti (batteria) + Daniele Poletti (voce recitante) per questa occasione, attraverso un accompagnamento musicale di matrice sperimentale, un flusso sonoro dissonante ed ipnotico hanno cercato di far emergere l’aspetto più drammatico e orwelliano del fumetto, che da solo rivisita in stile amaro e satirico, il tema del controllo e dell’assoggettamento delle masse attraverso un uso esclusivamente politico e dittatoriale dei mezzi d’informazione e della cultura popolare. Lo scopo della sonorizzazione è stato quello di rivivificare un materiale rimasto inedito per diversi lustri, ma assolutamente attuale, perché in netto anticipo sui tempi. I drones creati dal gruppo più che descrivere ciò che leggiamo, vogliono evocare i suoni dei luoghi e i luoghi dell’anima in cui sono ambientate queste vignette, integrando e riattualizzando, se possibile, un messaggio ancora oggi inquietante e radicato nella nostra società.

Qui potete ascoltare un estratto della puntata di Hollywood Party:

Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser.

During last Monday’s (October 8 2012) episode of Radio Rai 3 program Hollywood Party, Corrado Farina spoke about DOCartoon Festival in Pietrasanta, where a complete retrospective of his work is currently taking place.

Farina recalled – with his usual cheerfulness and freshness – how [dia•foria played a key role in his participation at the Festival and thoroughly described all the work that was done around the comic strips of Il Grande Persuasore:

  • [dia•foria’s new publication, which gathers all the strips, unreleased for over 40 years, features a preface by Oliviero Diliberto and an afterword by Claudio Bertieri. It will be officially presented for the very first time Thursday, October 11 at 6.30pm, at PepeNero restaurant on the opening of the exhibition of a selection from the strips of Il Grande Persuasore. The exhibition’s experimental set-up was curated by Bambuseto‘s crew of artisans.
  • the sonorization of the comic strips (projected) that took place Sunday, October 7, 6pm at the Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta, by electro-acoustic ensemble VipCancro. VipCancro – Andrea Borghi (bass), Alberto Picchi (electronics), Nicola Quiriconi (voice), Filippo Ciavoli Cortelli (percussions/tapes), David Paolinetti (drums) + Daniele Poletti (narrator) for this occasion – by means of an experimental musical accompaniment, a sonorous dissonant and hypnotizing flow, attempted to reveal the more dramatic and Orwellian aspects of the strips, which alone bitterly and satirically revisit the theme of control and the submission of masses through an exclusively political and dictatorial use of the media and popular culture. The sonorization aimed at enlivening this material that remained unreleased for a long time, though still true now, as it really anticipated our times. The drones created by the ensemble rather than portraying what we are reading, want to evoke the sounds of the spaces and the spaces of our souls where these strips are taking place, integrating and reanimating an eerie message yet rooted in our society.

You can listen to the excerpt from Hollywood Party‘s podcast above (sorry, only in Italian:-)

Corrado Farina al DOCartoon -Pietrasanta

Grazie all’interessamento di [dia•foria e alla lungimiranza di Thomas Martinelli (direttore di DOCartoon, Pietrasanta – Lucca), Corrado Farina sarà presente a DOCartoon – Festival Internazionale del documentario animato e del fumetto non-fiction, con una retrospettiva completa dell’opera: cinema (lungometraggi, corti), mondo pubblicitario (conferenza e caroselli), fumetto (documentari e strisce inedite), narrativa (presentazione dei romanzi). Per il calendario completo potete consultare il link giorno per giorno.

Gli eventi promossi da [dia•foria si terranno

DOMENICA 7  ore 18.00, Chiostro di S. Agostino:
Performance musicale dei VipCancro (gruppo di improvvisazione elettroacustica) con proiezione delle strisce de Il Grande Persuasore

Il Grande Persuasore

GIOVEDI 11  ore 18.30, Ristorante PepeNero:
Aperitivo con Corrado Farina, inaugurazione della mostra di una scelta di strisce de Il Grande Persuasore, con l’allestimento sperimentale dei bioarchitetti di Bambuseto.
Presentazione in anteprima nazionale de Il Grande Persuasore, pubblicazione curata da [dia•foria, che raccoglie l’integrale delle strisce, rimaste inedite per più di 40 anni. Il libretto contiene una prefazione di Oliviero Diliberto e una postfazione di Claudio Bertieri, nonché una testimonianza dello stesso Farina sul mondo della pubblicità ai tempi di Armando Testa.

Potete leggere il post relativo alla pubblicazione di questo n°9, QUI

Mostra “Il Grande Persuasore” di Corrado Farina: allestimento di Bambuseto

Thanks to [dia•foria’s interest and Thomas Martinelli’s (director of DOCartoon, Pietrasanta – Lucca) farsightedness, Corrado Farina is one of the main guests at this year’s DOCartoon – International animated documentary film and non-fiction comics festival, with an unabridged retrospective upon his entire oeuvre: cinema (feature films and short movies will be projected), advertising world (conferences and projections of some of the episodes from the Caroselli series he directed), comic strips (documentaries and unreleased strips), narrative (panels around his novels). The complete calendar can be found at the day by day program.

The events promoted by [dia•foria are:

SUNDAY, October 7, 6pm, Chiostro di S. Agostino:
Musical performance by VipCancro (electro-acoustic improvising ensemble) accompanying the projection of the comic strips of Il Grande Persuasore

Il Grande Persuasore

THURSDAY, October 11, 6.30pm, PepeNero restaurant:
Aperitif with Corrado Farina, opening of the exhibition featuring a selection of the comic strips of Il Grande Persuasore. The experimental exhibition set-up is curated by Bambuseto.

National premiere of the publication of Il Grande Persuasore, edited by [dia•foria, that gathers all the comic strips, which remained unreleased for over 40 years. The issue contains a preface by Oliviero Diliberto and an afterword by Claudio Bertieri, as well as a testimony by Farina himself about the advertising world during the epoch of Armando Testa.

You can read the related post about [dia•foria’s issue n°9, HERE.