La rivista CONTAINER – osservatorio intermodale esce con il secondo numero (B). Dopo due anni di lavori, covid compreso, finalmente vede la luce una pubblicazione ancora più ricca e articolata della precedente. Sono state inaugurate al suo interno nuove rubriche per permettere di ordinare al meglio la multifocalità di queste 84 vulcaniche pagine. Si va dalla critica letteraria, alle arti visive, passando per glossolalia, Carmelo Bene, Adriano Spatola, pornografia e critica radicale.
Caratteristiche tecniche:
Formato chiuso a doppia piegatura: 165×310 mm.
Formato chiuso: 330×310 mm.; formato apero: 660×310 mm.
Pagine: 84
Stampa: b/n Prezzo: euro 15,00 [dia•foria, 2022
La rivista è divisa in quattro fascicoli, e si pregia anche per questo numero di un nutrito laboratorio dedicato alle traduzioni (tutte prime italiane). Può essere richiesta direttamente all’indirizzo: info@diaforia.org
Berlinghiero Buonarroti è nato nel 1942. Ha insegnato per 15 anni Grafica editoriale presso Palazzo Spinelli di Firenze. È stato disegnatore scientifico botanico presso l’Istituto di Fisiologia Vegetale dell’Università di Firenze. Disegnatore umoristico e grafico. Stampatore artigianale in proprio di volumi a tiratura limitata. Autore di una decina di volumi (Illusioni ottiche, Storia locale, Lingue immaginarie, Encyclopaedia Heterologica ecc.). Fondatore dell’Istituto di Anomalistica e delle Singolarità. Attualmente si occupa di Teorie del comico e di Humour nero.
Omino di Ca balà
Al di là della biografia tecnica e professionale Berlinghiero Buonarroti è veramente un personaggio singolare nella cultura italiana (e non solo) più trasversale, come illustra bene Sara d’Oriano in questo esauriente articolo apparso su Toscana Oggi.
Studioso infaticabile per inerzia di curiosità e appartato, ha goduto di un periodo di maggior notorietà con l’uscita per Zanichelli di due dizionari suggestivi e bizzarri: “Aga magéra difùra. Dizionario delle lingue immaginarie” e “Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale”, entrambi in collaborazione con Paolo Albani. Ma appunto a Berlinghiero non interessano le luci della ribalta e nel suo studio, poco distante da casa sua – archivio zeppo di libri, oggetti, macchine tipografiche e macchine da lui costruite- in una piccola frazione di Firenze, Compiobbi, ordisce le più originali teorie informate alle scienze anomale, ridona dignità storica al suo piccolo paese attraverso diverse approfondite pubblicazioni e studia lo humor nero e l’umorismo grafico in generale. Memoria ferrea e spirito brillante, lo siamo andati a trovare più volte e tra un tipico panino fiorentino con lampredotto e lunghe chiacchierate lo abbiamo anche intervistato! Non dimentichiamo che Berlinghiero è stato tra i fondatori del Gruppo Stanza, insieme a Graziano Braschi e Paolo della Bella, coi quali arrivò a progettare quella che è stata considerata dai critici come “la madre di tutte le esperienze di satira” italiana che seguiranno, cioè Ca Balà.
Stralcio di una critica di Vittorio Santoianni, tratta dal suo Nelle favolose miniere di Berlinghiero Buonarroti, ed. Polistampa, Firenze, 2013.
Descrivere la vasta e multiforme attività di Berlinghiero Buonarroti appare un’impresa piuttosto ardua; ma forse ricorrendo a una lista (e alle sue vertigini) possiamo compiere un tentativo, approssimato per difetto, di enumerare le sue qualità: artista, umorista grafico, studioso di teorie del comico e del movimento surrealista, disegnatore scientifico, stampatore, compilatore di enciclopedie del «Sapere Irragionevole», costruttore di prodigiose macchine combinatorie…
Berlinghiero Buonarroti non è affatto un nom de plume né un’identità fittizia, ma corrisponde a un artista in carne e ossa, da lunghi anni felicemente operoso nonché incurante dei fastidi e degli ostacoli, ma anche dei richiami e delle lusinghe, ossia le “trappole” disseminate dal mondo esterno lungo i sentieri artistici più autentici. Un luogo appartato e in apparenza periferico, una dimensione quotidiana umbratile, modi cortesi e schivi da rasentare la modestia, una virtù rara e antica che antepone la ricerca all’egotismo e al narcisismo, i classici “vizi” degli artisti, una capacità enorme di lavoro unita a una diuturna e ferrea applicazione: ed ecco gli ingredienti della “formula” dalla quale scaturisce la figura di Buonarroti.
Una traccia preziosa per identificare il proprio lavoro ce la fornisce però lo stesso Buonarroti quando, cercando di descrivere le caratteristiche atipiche della sua natura di artista, insieme alla sua “ermetica” e inclassificabile opera (un’ulteriore circostanza bizzarra per un formidabile catalogatore di discipline e di mondi possibili qual è lui!), dichiara: «amo definirmi un surrealista, uno studioso di quelle “scienze anomale” che si basano sulla “contraddizione”, sull’irregolarità e sulla distrazione, vale a dire sugli strumenti, sui veicoli e forse anche sugli alibi del processo creativo».
Volendo pertanto chiarire nella maniera più agevole l’opera «eterologa» di Buonarroti, bisogna ricondurla ai due comuni denominatori che hanno più forte presenza al suo interno: il comico, nell’accezione delle avanguardie artistiche e letterarie del Novecento – o meglio l’humour secondo la visione bretoniana – e il gioco, che a esso è strettamente intrecciato.
Al di là di questa concezione generale, nella quale il comico e il gioco vengono assunti come “armi” per distruggere assetti sociali e culturali obsoleti, si profila un altro uso più “costruttivo” – quello prospettato da Breton, in cui Buonarroti si riconosce in misura maggiore – dell’humour come «un metodo per rompere ogni adattamento a ciò che è dato, una via per scalzare i limiti reali e storici in cui è chiusa la condizione umana, una “macchina per fare il vuoto”.
L’humour come «suprema filosofia della vita» e il «gioco dell’immaginazione gratuita», per usare le parole dell’artista che specificano meglio il suo personale senso del gioco, possono allora rappresentare due efficaci chiavi d’accesso al mondo poetico di Buonarroti, mettendone in luce la sua complessa struttura, che altrimenti risulterebbe indecifrabile.
[…] La “Grande Opera” dell’artista potrebbe riassumersi nell’inesauribile ricerca dell’ignoto, sotto il potente impulso di un desiderio di conoscenza mai appagato. A chiusura della sua Encyclopaedia Heterologica, Buonarroti scrive in uno stile folgorante un pensiero che sembra l’incipit di un manifesto d’avanguardia, ma che in realtà è la confessione più intima di un poeta: «La più grande debolezza del pensiero contemporaneo risiede nella stravagante sopravvalutazione di ciò che è noto rispetto a ciò che ancora rimane da conoscere. E il vuoto della conoscenza lo colma soltanto il desiderio, solo rigore che l’uomo deve rivendicare. Il desiderio, sola molla del mondo, ha stretto società con l’angoscia della curiosità e insieme seminano delitti impuniti, elucubrazioni disaggreganti e sogni megalomani; ora sperimentano il brivido della gioia panica nel percorrere acrobaticamente il filo del rasoio, coniugando il vortice senza fine della follia con l’esplorazione delle miniere che nascondono l’oro del tempo».
Nuovo appuntamento di artriOOOps!, con il pittore Roberto Chiabrera. Pubblicato un testo critico inedito di Enrico Mattei e un’intervista di Giuseppe Calandriello. A corollario una galleria di opere esplicative dell’ultima produzione dell’artista genovese. Buona lettura e buona visione!
Now available on artriOOOps! a new article about painter Roberto Chiabrera. Featuring a critic essay by Enrico Mattei and an interview by Giuseppe Calandriello which accompany a gallery of the artist’s latest works. Enjoy the read (though only in Italian) and the vision.
Nuovo appuntamento di artriOOOps!, con l’artista CCH. Pubblicato un testo critico inedito di Paolo Emilio Antognoli Viti e un’intervista di Giuseppe Calandriello. A corollario una galleria di opere esplicative dell’eterogenea produzione dell’artista livornese. Buona lettura!
Now available on artriOOOps! a new article about artist CCH. Featuring a critic essay of Paolo Emilio Antognoli and an interview by Giuseppe Calandriello which accompany a gallery of the artist’s heterogeneous output. Enjoy the read (though only in Italian).
Nella giornata di venerdì 22 Aprile alle ore 19:00 presso il ristorante LaBottega (Viale Apua, 188, 55045 Marina di Pietrasanta) si terrà un evento che anticiperà il festival di Arti Sonore Suono Prossimo. Il trio di improvvisazione elettroacustica formato da Edoardo Ricci (sax), David Lucchesi (chitarra elettrica) , Devid Ciampalini (voce, percussioni, elettronica) sarà protagonista di una serata che si prospetta avvolgente: il suono come un altrove, di volta in volta, geografico, etnico, geometrico.
Lisca Records con la collaborazione di Nub Project Spacecontinuano il lavoro fatto con l’edizione 2015 sostenendo la musica sperimentale sul nostro territorio, intrecciando risorse umane e artistiche al fine di promuovere questa raffinata forma d’arte. [dia•foriaabbraccerà il progetto in veste di media partner mettendo a disposizione le sue risorse.
Di seguito una breve intervista a Michele Spagnghero e una video intervista al gruppo di improvvisazione elettroacustica VipCancro.
Buona lettura e naturalmente buona visione!
Michele Spanghero – desmodrone
Michele Spanghero
1) Parlaci del tuo progetto: come è avvenuto l’incontro, cos’è la tua musica, quali sono le dinamiche performative?
Il progetto che ho portato al festival si chiama desmodrone, è un lavoro performativo che ha un valore particolare, direi centrale, nella mia ricerca acustica in campo musicale, ma ha influenzato molto anche il mio lavoro nel campo della sound art e nelle arti visive portandomi a concentrarmi sulla risonanza (anche concettuale) tra spazio e suono. L’approccio metodologico e formale definisce e caratterizza spesso il mio lavoro, così anche il progetto desmodrone in cui il gesto tecnico esecutivo viene spinto all’estremo, così da astrarre lo strumento acustico dalla sua consueta funzionalità, dalla sua tradizione esecutiva: il contrabbasso smette di essere lo strumento in cui nasce il suono per svolgere essenzialmente il ruolo di cassa armonica. In desmodrone il gesto tecnico (l’esecuzione sullo strumento ad arco) viene portato al grado zero senza mai toccar direttamente le corde, agendo esclusivamente attraverso il mezzo in cui il suono si propaga: l’aria. Il contrabbasso viene utilizzato come pura fonte sonora, lasciato risuonare in un larsen controllato, filtrato e modulato in tempo reale. La tessitura sonora si dilata e si stratifica attraverso onde sinusoidali intonate sulla nota fondamentale del larsen del contrabbasso per creare variazioni microtonali e battimenti armonici. Il mio lavoro musicale nasce da una lunga ricerca nelle forme della musica improvvisata (solistica o d’insieme) guardando però molto da vicino le forme della musica classica contemporanea. Passo così da progetti d’improvvisazione radicale ad eseguire improvvisazioni strutturate con parametri e forme prestabiliti. Le dinamiche performative cambiano dunque molto dal tipo di progetto e dal contesto in cui viene eseguito.
2) Cosa significa per te sperimentare? Cos’è la ricerca nel suono o nella musica e perché questa esigenza invece della musica leggera ad esempio.
Sperimentare per me è l’unico modo di fare musica, per stupirmi mentre suono. Ecco perché utilizzo spesso un approccio improvvisativo, per la possibilità di seguire ogni volta nuove tracce. Sperimentare non significa però fare musica che debba essere per forza di ascolto difficile, si può sperimentare anche all’interno di forme più note e popolari. Dopo aver suonato per un certo periodo jazz, ho scelto di soffermarmi solo su progetti che mi permettano di portare il mio lavoro dove mi sento più stimolato, ovvero verso il limite, perché è lì dove sento che il medium (sia esso la musica o le arti visive) prende nuovo (ovvero, di nuovo) senso.
Nell’autunno 2015 i motivi di Suono Prossimo hanno incarnato nuovi stili nelle classiche strutture del chiostro di S.Agostino a Pietrasanta, avvolgendo il pubblico in un abbraccio fertilmente distopico. Il Festival di arti sonore, dopo il successo della scorsa edizione, ha acquisito una notorietà che ha permesso a Lisca Records e Nub Project Spacedi ripetere l’esperienza nella splendida cornice pietrasantina. La duplice anima del Festival sembra ormai delineata: sperimentazione e ricerca sonora legata agli artisti che interverranno, e collocazione temporale. L’edizione 2016 aprirà ufficialmente il 22 Aprile con un evento anticipatorio presso la “LaBottega” (Viale Apua, 188 Marina Di Pietrasanta) alle ore 21:00, con il trio di improvvisazione elettroacustica formato da Edoardo Ricci (sax), David Lucchesi (chitarra elettrica) , Devid Ciampalini (voce, percussioni, elettronica); tutti gli altri concerti si svolgeranno in Settembre con musicisti e date che verranno comunicati prossimamente.
Proponiamo di seguito un intervento di Vittore Baroni in merito all’edizione di Suono Prossimo 2015, una breve intervista a Umanzuki ed una videointervista a David Lucchesi, gli artisti hanno risposto a due semplici domande:
-Parlaci del tuo progetto: come è avvenuto l’incontro, cos’è la tua musica, quali sono le dinamiche performative.
-Cosa significa per te sperimentare? In cosa consiste la ricerca nel suono e perché questa esigenza?
Suono Prossimo Edizione 2015
in attesa dell’edizione 2016
Sommarium di Vittore Baroni
Negli ultimi due decenni, il nostro modo di ascoltare e di conseguenza anche di concepire la musica è radicalmente mutato. L’evolversi di nuove tecnologie digitali per la produzione e circolazione di lavori audio ha modificato il nostro rapporto quotidiano con l’universo acustico, alterando sensibilmente l’ecosistema sonoro del pianeta, per ricordare un concetto caro al grande musicologo canadese Raymond Murray Shafer. Non solo la musica ci accompagna ventiquattro ore al giorno, rimandata da iPod, computer e telefono cellulare (oltre che da radio, tv e altri media abituali), ma si va sempre più ampliando e differenziando la tipologia dei luoghi deputati alla sua fruizione, non più limitati alle sale da concerto e alle discoteche (ad esempio, il suono è migrato in modo massiccio nelle gallerie d’arte, nei musei, nei bar, nei tanti “non luoghi” del paesaggio urbano). Per l’appassionato di musica, i contenuti di quelli che un tempo erano oggetti del desiderio da conquistare con impegno e sacrificio (i dischi da rintracciare e collezionare, spesso a caro prezzo), sono ora divenuti perlopiù comodamente accessibili in rete, in un fenomeno di condivisione generalizzato (legale e non) che ha generato al contempo effetti dilaganti di bulimia come di apatia culturale. L’eccesso di proposte musicali tendenti al costo zero, la saturazione del nostro “paesaggio sonoro”, ha abbassato la soglia d’interesse e sminuito il valore della creazione artistica. Similmente a come, nei lontani anni ’70, il critico Harold Rosenberg teorizzava della progressiva “s-definizione dell’arte”, assistiamo oggi, al termine di quello che Stefano Pivato ha definito Il secolo del rumore (Il Mulino, 2011), ad una rampante s-definizione del concetto di musica (dopo Cage, chi può più dire cosa è e cosa non è musica?) e al manifestarsi di diverse e più articolate relazioni tra la composizione, il suo creatore e il pubblico di riferimento. Caduti da tempo i confini tra musica colta e popolare, all’ascoltatore che non desidera conformarsi alle scelte delle classifiche di grande consumo è difatti sempre più richiesto discernimento e partecipazione, nel vaglio delle opere sonore da pescare nel mare magnum dell’offerta globalizzata come nelle modalità del loro consumo (le installazioni di audio art, un termine sempre più in uso dalla fine dei ’90, offrono spesso ad esempio possibilità di interazione e partecipazione diretta all’evento sonoro). Il supporto “fisico” della musica (cd, vinile, musicassetta o altro), dato da tempo per spacciato, sopravvive ancora in realtà nelle aree meno tecnologicamente sviluppate del pianeta così come all’interno di nicchie di audiofili, che non si accontentano della bassa fedeltà dei diffusi file Mp3 e che ancora desiderano apprezzare la composizione musicale nella sua accezione di prodotto culturale completo e autonomo, di cui è parte integrante una copertina col suo apparato di testi e immagini. In parallelo, la “smaterializzazione” del lavoro musicale, ridotto spesso ad un mero flusso di dati, ha stimolato di rimando un sensibile ritorno in auge della musica suonata e consumata dal vivo, filtrata dalle mani e dalla sensibilità di dj sempre più “musicisti” o proposta live su palchi grandi e piccoli, su pedane di bar e nelle più diverse situazioni non convenzionali (o perfino non legali, come nel caso di tanti rave non autorizzati).
Dato un simile contesto in continuo flusso e trasformazione, costantemente in tensione tra comunicazione sonora diretta e multimediale, consapevole e indotta, chi può immaginare quali caratteristiche avrà il Suono Prossimo? La nascita di una “rassegna di arti sonore” a Pietrasanta è un evento singolare e degno di particolare attenzione, proprio per la quasi totale assenza in zona, negli ultimi decenni, di iniziative pubbliche incentrate sulla ricerca acustica. La storia della musica in Versilia e dintorni, in gran parte ancora tutta da scrivere, verte difatti da un lato sulle nostalgie per un glorioso passato classico-operistico, fortemente condizionato dalla presenza in loco del Maestro Giacomo Puccini, dall’altro su una radicata tradizione di raffinate e popolari forme d’intrattenimento “in lounge” (dalle notti calde della Bussola di Sergio Bernardini negli anni ’50-’60 alla lunga stagione della disco music). Molto più sporadiche, spesso limitate a rassegne di gruppi di base alle prime armi, le iniziative in ambito rock e jazz, se si esclude l’attività concertistica nei ’70 di alcuni club e spazi da tempo scomparsi come il noto Piper 2000, il circolo Hop Frog e il tendone circense di Bussola Domani. Poco o nulla è stato però finora programmato con riferimento agli ambiti dell’avanguardia più radicale, della musica contemporanea (elettronica e non) o della sperimentazione “colta”. Per trovare traccia di ricerche sonore di questo tipo, occorre arrivare fino ad esperienze recenti quali il festival Galaxia Medicea a Seravezza (che nel 2009 ha proposto, tra le altre cose, una mostra e convegno in tributo al pioniere della computer music Pietro Grossi) o la rassegna internazionale di audio art Klang! Suoni contemporanei curata nello stesso anno a Viareggio dall’associazione BAU, come pure (estendendo lo sguardo a province limitrofe) la manifestazione pisana Elettronica alla Spina, incentrata sulle nuove tecnologie ed esordita nel 2008 con la presentazione del rivoluzionario strumento digitale reactable.
Un elemento che accomuna le tre rassegne menzionate è la partecipazione in concerto, in tempi diversi, dell’ensemble VipCancro, segno di un lavoro costante e ben radicato nella propria realtà geografica da parte del quartetto di sperimentazione elettroacustica pietrasantino, dal 2008 presente sulla scena musicale anche coi materiali (propri e di artisti affini) dell’etichetta discografica indipendente Lisca Records. Coerenti pertanto alle attività sviluppate su diversi fronti per oltre un lustro, i VipCancro in collaborazione con l’associazione culturale Nub Project Space hanno dato vita tra febbraio e marzo 2015 alla prima edizione della rassegna Suono Prossimo, presentando fianco a fianco autori ormai “storici” del panorama sperimentale nazionale (come Simon Balestrazzi, Gianluca Becuzzi, Edoardo Ricci, in passato al centro di progetti quali T.A.C., Limbo, Neem) e musicisti più giovani ma che già possono vantare un significativo bagaglio di esperienze. Non accadeva da cento anni – parafrasando il motto del concerto bolognese da cui prese le mosse il Nuovo Rock Italiano – e il pubblico versiliese ha mostrato di gradire la proposta di qualcosa di completamente diverso. “Oltre la musica, tra le categorie” è il sottotitolo rivelatore del volume Sound Art (Rizzoli NY, 2007) dedicato dal compositore e saggista Alan Licht alla storia delle ricerche sonore che si ibridano e si intrecciano ai più diversi linguaggi espressivi, lungo un solco già tracciato dalle avanguardie artistiche del primo Novecento. Musica (e oltre) è oggi anche un vecchio pianoforte abbandonato sulla riva dell’oceano (Annea Lockwood, Southern Exposure: Piano Transplant N.4, 2005), un pavimento tappezzato di dischi in vinile su cui il pubblico è invitato a camminare (Christian Marclay, Footsteps, 1989), due mini- amplificatori incerottati sopra gli occhi dell’ascoltatore (Rolf Julius, Music for the Eyes, 2003) o una trentina di carte da gioco applicate ad altrettanti leggii musicali disposti a spirale (Robert Filliou, Musique télépathique no.5, 1976-78), per citare solo alcuni tra gli infiniti esempi possibili. Nella Sala dell’Annunziata dello storico Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta e negli spazi del locale Lo Studio, un pubblico inaspettatamente folto e composito, salutarmente intergenerazionale, ha seguito con attenzione e interesse il denso (e non facile) percorso di ricerca della rassegna Suono Prossimo, in particolare incentrato su pratiche d’improvvisazione più o meno controllata, sul trattamento digitale in tempo reale di suoni preregistrati o creati sul momento, sull’integrazione del rumore nel tessuto della composizione (in una tradizione che va da Eric Satie ai Throbbing Gristle, vedi lo studio di Paul Hegarty Noise/Music: A History, Continuum, 2008), sulla modulazione di ipnotici “suoni continui” e la manipolazione di field recording ambientali (nuovi filoni espressivi inventariati da Brandon LaBelle in Background Noise: Perspectives on Sound Art, Continuum, 2007), sull’impiego di peculiari strumenti auto-costruiti tramite un “hackeraggio” virtuoso dei più diversi dispositivi digitali (sull’argomento, vedi la guida Handmade Electronic Music: The Art of Hardware Hacking di Nicolas Collins, Routledge,2006). I presenti alle tre serate hanno potuto quindi confrontarsi col potente ed emotivo impatto audio-visivo drone ambient degli stessi VipCancro, la simbiotica interazione improvvisativa con l’acustica ambientale di Enrico Malatesta e Luciano Maggiore, il post-free stilizzato e disarticolato del quartetto Baldini-D.ci-Lucchesi-Ricci, il minimalismo concettuale dei soundscape glitch ambient di Giovanni Lami, i nastri trattati e l’inquietante “psichedelia occulta” di Simon Balestrazzi, il liquido ed exotico jazz-core elettronico del trio Umanzuki, le sibilanti e oscure evocazioni post-industrial-minimaliste di Gianluca Becuzzi,le crepitanti rielaborazioni digitali di materici “dischi preparati” di Andrea Borghi, l’eterea e sofisticata interazione tra computer e cassa armonica del contrabbasso di Michele Spanghero, i cluster micro-melodici indeterminati e fluttuanti di Star Pillow. Sono felice, in qualità di versiliese e veterano sostenitore della sperimentazione acustica, di essere stato chiamato a introdurre la rassegna Suono Prossimo, in apertura dei concerti e qui su [dia•foria.
Umanzuki è un collettivo artistico che studia il lato primordiale dell’ uomo e il fascino della spiritualità occidentale. Ci siamo trovati a condividere una memoria collettiva molto forte. La nostra musica è una serie di esperienze legate “appunto” al concetto d’intimità e suono. A livello performativo questa attitudine si traduce e si esprime in un rituale collettivo. La sperimentazione può essere considerata tale, se è assolutamente priva di ogni forma di rimando al pensiero dominante e ad ogni suo aspetto .Questo tipo di ispirazione porta all’isolazionismo e alla controcultura. Presumo si tratti di stimoli. E per quanto riguarda il nostro progetto tali stimoli andrebbero in conflitto con il nostro modo di esprimerci .
Su artriOOOps! intervista al pittore Matteo Ciardini, Enigmatiche [Dis]soluzioni. L’intervista, curata da Giuseppe Calandriello, introduce una delle produzioni dell’artista, spiegando anche alcuni temi apparentemente lontani dalla pittura, come la magia, eppure saldamente presenti nella mente e nelle mani di Ciardini. Buona lettura!
Matteo Ciardini – Figura in preghiera Carbone su carta cm 17×23, 2010
Now available on artriOOOps! an interview with painter Matteo Ciardini, Enigmatiche [Dis]soluzioni. The interview, edited by Giuseppe Calandriello, expounds one of the artist’s productions as well as a network of themes apparently unrelated to painting, such as magic, nevertheless so strongly present in Ciardini’s head and hands. Enjoy the reading (only in Italian).
Nuovo appuntamento con artriOOOps! che torna con un servizio su Giacomo Luisi. Il disegno e la componente concettuale sono alla base della ricerca dell’artista toscano, teorizzatore dell’Universale Linguaggio d’Infinito Essente. L’articolo è composto da un testo critico-creativo di Alessandro Bertozzi (scaricabile QUI) e un’intervista all’artista. Buona lettura!
Elemento – Verità 18/10/1984 – 00/00/0000, versione fisica 2010/2011, cm 75x55x3
A quasi cinque anni dalla nascita di [dia•foria presentiamo una foto redazionale, con gli attuali membri della rivista.
Redazione di [dia•foria al 2015
La scatto è del fotografo Stefano Baroni ed è stato effettuato presso il locale Lucifero in Viareggio il 9 dicembre 2014.
Santi del 9 dicembre, 343º giorno del Calendario Gregoriano (344º negli anni bisestili). 22 giorni alla fine dell’anno:
Sant’Anna, madre di Samuele
San Cipriano di Genouillac, abate
Santa Gorgonia, sorella di san Gregorio Nazianzeno
San Juan Diego Cuauhtlotatzin, veggente di Guadalupe
Santa Leocadia di Toledo, vergine e martire
San Pietro Fourier, sacerdote
Santi Pietro, Successo, Bassiano, Primitivo e compagni, martiri in Africa
San Siro di Pavia, vescovo e martire
Santa Valeria di Limoges, martire
San Vittore di Piacenza, vescovo
Beati 10 Padri Mercedari
Beato Agostino de Revenga, mercedario
Beato Bernardo Silvestrelli, passionista
Beata Dolores Broseta Bonet, martire
Beato Giuseppe Ferrer Esteve, scolopio martire
Beato Liborio Wagner, sacerdote martire
Beati Riccardo de los Rios Fabregat, Giuliano Rodriguez Sanchez e Giuseppe Gimene, salesiani martiri
[dia•foria in Lucifero non solo perché ci piaceva la ricercatezza del posto, ma anche per quel “phèro”, “pherein” che in greco significa “portare”.
[dia•foria, legenda (clicca per ingrandire)
Ognuno di noi ha con sé un oggetto, un correlativo oggettivo che ha accompagnato, accompagna, forse accompagnerà la nostra attività e la nostra vita. Ne diremo in seguito, dando qualche parvenza di spiegazione a quanto abbiamo eretto a simbolo.
Su f l o e m a – esplorazioni della parola un’intervista video a Marco Giovenale su scrittura di ricerca e sperimentazione, più un approfondimento critico dello stesso Giovenale sempre in forma di intervista. Arricchiscono l’articolo alcuni lavori di scrittura asemica e il testo white while (Gauss PDF, 2014).