DISORDINI < = > Fiammetta Cirilli

 

DISORDINI

Fiammetta Cirilli

 

Formato: 16×20 cm
Pagine: 112
euro 15
a cura di Daniele Poletti
saggio di Cecilia Bello Minciacchi
[dia•foria, marzo 2022
collana: floema – esplorazioni della parola

per ordini potete scrivere a: info@diaforia.org

 

dal saggio di Cecilia Bello Minciacchi«la mente lucida più di quello che dovrebbe». Per Disordini di Fiammetta Cirilli

Togliere materia per scavare più a fondo. Incuneare lo sguardo. Incarnare pietas e giudizio nei gesti osservati, nelle connessioni allacciate tra cose, tra specie. In Disordini la scrittura procede così: elimina e affonda (elimina per affondare), spinge l’osservazione fino all’indelicatezza (ma con apparenza di misura, di controllo), allaccia animato e inanimato (corpo e casa), e vite di uomini e di insetti (minime, in entrambi i casi).
L’interesse per il dettaglio sbalzato, che sembra al tempo stesso colto con una distanza noncurante e investito di senso, ha il suo allegorico corrispettivo nello stile: nitido e secco. Incline all’ellissi, a creare (quanto a cercare) la lacuna. A eliminare il molto che non serve, siano soggetti definiti, esplicitamente nominati, siano verbi reggenti. Nel primo caso «Programmano», «Riflettono», «Si fermano»…, predicati retti da «soggetti-fantasmi che compiono piccole azioni quotidiane»1, nel secondo val bene un esempio per tutti: «Vuota, la casa», periodo nominale seguito da due punti usati in funzione separativa e oppositiva. Mentre spalancano un’altra realtà, dicono la condizione di una specie diversa da quella degli abitanti della casa, condizione alternativa, occulta, quasi nemica, ma presente, viva nel respiro:

Vuota, la casa: e nascosto il fiato delle bestie
che hanno appena iniziato a respirare.

Sono testi disturbanti, quelli di Disordini, anche per il vuoto (i vuoti) che fanno affiorare. A indurre un primo sentimento d’inquietudine, in chi legge o ascolta, è la parte che manca, la sospensione, ciò che è inghiottito, reso invisibile. Anche quando è subdola, la lacuna finisce per spiccare, in questa scrittura a tutta luce. L’omissione pesa al pari di ciò che è detto, dei gesti netti, della tanta materia inerte e fisiologica addensata e per analogia specchiata l’una l’altra, in testi dalla campitura contenuta, rappresa. Sono coaguli in cui sguardo e scrittura concentrano la loro precisione, e insieme lastre di piccolo formato, misura di fotogrammi isolati e sgomenti al centro di un bianco-zero, di un nitore-vuoto.
Resta in sospeso – non è vera domanda né vera affermazione – il periodo che segue l’oggettività, l’elementarità pur difficile del mescolare cibi:

Cosa succede a non saper dosare, usare,
amalgamare – alternare pieno e vuoto, salato
e dolce, il miele e l’aneto come se fossero cose
identiche, buone uguali.

Quel che appare chiaro è che in questo libro di Fiammetta Cirilli non si parla di «cose identiche, buone uguali», anche se molti gesti, spesso crudeli, apparentano e così facendo svelano dissomiglianze e incrinature. Qui la scrittura, proprio in virtù del suo meticoloso esercizio di alleggerimento (che non vuol essere semplificante ma addensante), taglia e separa. Crea evidenze che non hanno bisogno di commento né di fioriture retoriche. Il modo dello sguardo, il «come è vista l’umanità e la natura», in Disordini è di carattere etico, di un’etica priva d’illusione e sempre in dubbio consustanziale, che non si presuppone aprioristica e non può rinunciare a fare i conti con scelte e fato.

[…]


DISORDINI / ALTRI DISORDINI / ORDINARIA 1

 

1.

Bestie rosse, cocciniglie che rigano i davan-
zali, i muretti.

I rumori lenti, ruminati.

Sterpaglie e oltre, sulla riga di palazzine
nuove, rivestite in cotto, sfocate.

 

2.

Bestie rosse, sterpaglie – cocciniglie. Affoga-
no a pelo del marmo, nelle solcature dell’uso:
per riaffiorare dopo, sparire ancora, tornare.

Le insegue con la punta della matita, ne
schiaccia qualcuna. Macchia la mina.

 

3.

Gli hanno insegnato che i giochi cruenti, am-
mazzare gli insetti, le lucertole prese per la
coda – lo spettacolo del corpo svuotato.

I muretti che piegano all’avanzare del sole –
si venano di chiaro, velano, sembrano sparire.

 

4.

I sassi precipitano polvere, la sollevano, ro-
tolano e chiocciano voci di vetro.

Le parole adulte che sono poche, divorate
dal calore – gli hanno insegnato che mai,
dritto con gli occhi, in direzione del sole.

L’acqua della fontana, a bere, nemmeno.

 

5.

Chioccola, perde acqua – poca. Si torce, bru-
lica.

Osserva la pozza che si è formata intorno: un
occhio terragno, grani e sabbia – lo guarda,
lo finisce con il peso del piede, del corpo.

L’aiuola – dopo

 

 

 

Fiammetta Cirilli vive e lavora a Roma.
Ha pubblicato vari articoli su autrici e autori del Novecento letterario italiano, e la monografia Dolores Prato, il libro ‘impossibile’. «Giù la piazza non c’è nessuno» attraverso le carte dell’Archivio Bonsanti (Pacini, 2019). Oltre ad alcune prose e narrazioni brevi apparse su riviste e in volume (Sud, il verri, ex.it 2013, Nuova Prosa, l’immaginazione), è autrice di “L’incanto della specie. Tre contributi sul grottesco contemporaneo” (La Camera Verde, 2012) e della raccolta di racconti “Il sapore delle formiche” (Oèdipus,
2014). Nel 2019 ha vinto il Premio Nazionale Elio Pagliarani, sezione inediti, con la raccolta “[assemblatz]” (Zona, 2020).

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *